Pressing Pdl su Berlusconi: "Lo vogliamo in campo"

In via dell’Umiltà i big chiedono all’ex premier di sciogliere la riserva per aiutare il centrodestra nella corsa alla Sicilia. Ma lui prende tempo

Pressing Pdl su Berlusconi: "Lo vogliamo in campo"

Il ritornello è lo stesso da settimane. E pure sceneggiatura e protagonisti non cambiano. Con i big del Pdl che continuano a chiedere al Cavaliere di sciogliere la riserva sul suo rientro in campo e Berlusconi che nicchia, butta lì un «ni» e poi continua a temporeggiare. Solito copione, con la sola sfumatura che negli ultimi giorni il pressing non avviene solo nelle segrete stanze di Palazzo Grazioli ma anche in pubblico, che siano interviste sui giornali o dibattiti tv.
In via dell'Umiltà, insomma, tutti vorrebbero che il Cavaliere formalizzasse al più presto il suo ritorno in campo. La scelta, dunque, deve essere «rapida» perché «sicuramente non possiamo tergiversare a lungo», spiega Fitto che ieri si è preso i pubblici elogi di Monti per il suo operato da ministro con il governo Berlusconi. L'esigenza, infatti, non è solo quella di far partire la macchina organizzativa del partito e togliere i big del Pdl dall'imbarazzo del doversi sorbire tutti i giorni la solita amletica domanda («torna o non torna?») ma pure quella di provare a giocare la partita delle elezioni siciliane.
Fino a due settimane fa, infatti, i sondaggi erano impietosi mentre le ultime rilevazioni dicono che la corsa a Palazzo dei Normanni non sarebbe affatto scontata. Ed è per questo che i vertici di via dell'Umiltà vorrebbero che il Cavaliere sciogliesse la riserva subito e provasse a trascinare Musumeci, così da segnare un deciso cambio di rotta in vista della campagna elettorale che porterà alle elezioni politiche.
Il punto dolente, però, resta sempre lo stesso nonostante le rassicurazioni date da Berlusconi ai suoi durante il vertice serale di qualche giorno fa. Il problema, infatti, non è né l'eventuale indecisione del Cavaliere né i presunti sondaggi negativi (ieri Swg registrava un aumento del Pdl al 20,5% e un calo del Pd al 24 e, fosse così, tre punti e mezzo di distacco con la campagna elettorale che deve iniziare sarebbero nulla). Il nodo, infatti, sta nella scelta tattica di esporsi per primo in maniera chiara e definitiva quando ancora il quadro - alleanze e sistema di voto - non è definitivo visto che la legge elettorale è tuttora appesa ad un filo. Come gli hanno fatto presente alcuni dei suoi consiglieri più ascoltati, «in questo momento significherebbe dare un vantaggio ai competitor». Che hanno anche loro qualche gatta da pelare. Non solo Bersani, affogato nel dibattito primarie e con Renzi che sta diventando ormai un'ossessione, ma anche Grillo alle prese con le accuse di mancata democrazia interna al movimento. In questo scenario e ipotizzando il voto a fine marzo o inizio aprile - questo il senso del ragionamento - non avrebbe molto senso scoprire fin d'ora le carte. Ed è per questo che in molti a via dell'Umiltà temono che alla fine un annuncio chiaro e definitivo non arriverà nelle prossime settimane.
A meno che lo scenario non sia un altro. Quello che molti tendono ad escludere categoricamente e in pochi - soprattutto nelle file degli ex An ma non solo - auspicano: elezioni anticipate a novembre. Visto che, faceva notare qualche giorno fa in una riunione riservata La Russa, «il primo a volerle è Bersani» perché sa bene che «fra quattro mesi rischia di essere politicamente morto». Per arrivarci servirebbe però un incidente parlamentare che difficilmente potrebbe verificarsi su un tema così delicato come quello della giustizia nonostante lo scontro tra il Pdl (durissimi sia Cicchitto che Gasparri) e il Guardasigilli Severino non accenni a sopirsi. Se rottura deve esserci, insomma, certo non sarà su argomenti come la corruzione o le intercettazioni, quanto sui provvedimenti economici del governo. Proprio quelli che il Pdl contesta da mesi finendo poi sempre per votarli.

Un scenario, questo, in cui si finirebbe per votare con il Porcellum. E che resta il meno probabile di tutti.
Ed è per questo, forse, che il Cavaliere continua a prendere tempo. Perché marzo e aprile sono ancora lontani.

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