Il pretore che spezzò il monopolio Rai e liberò le tv private

Giuliano Grizi è scomparso l'altro ieri a 85 anni. Smontò da solo, o quasi, la supremazia delle reti pubbliche

Smontò da solo, o quasi, il monopolio Rai. E i suoi provvedimenti aprirono la strada alla stagione delle tv libere. Ma si basava solo e soltanto sui codici, con l'understatement del giudice, anzi del magistrato di una volta. Giuliano Grizi (nella foto), il pretore di Biella, è scomparso l'altro ieri a 85 anni. Il suo nome dice poco o nulla a gran parte degli italiani: la controprova della sua riservatezza. E dell'attenzione quasi maniacale a non uscire mai dal perimetro delle proprie sentenze. A non sporgersi mai dalla scrivania per assaporare la standing ovation o il classico quarto d'ora di celebrità. Nulla di tutto questo. E però Grizi mandò al tappeto un sistema che pareva eterno. Peppo Sacchi aveva creato nel 1972 Telebiella, ufficialmente considerata la prima tv libera italiana. La Rai soffiava sul fuoco per spegnere quell'eresia e allora Sacchi, complice una denuncia pilotata, portò la questione davanti a quel pretore arrivato dalle Marche nel 1956. Grizi aveva fama di liberale, liberale tutto di un pezzo, alieno da protagonismi e poco incline al compromesso. Un giudice giudice che non si curava delle convenzioni e neppure delle mode. Un giudice, per intenderci, lontano anni luce dai mitici pretori d'assalto, che sbandavano a sinistra e combattevano per la difesa dell'ambiente, utilizzando la toga come trampolino verso movimentate carriere politiche. No, per Grizi la questione era semplice: Telebiella trasmetteva via cavo e il codice postale del '36 non contemplava il cavo. Dunque, sfruttando quel vuoto legislativo il pretore aprì il varco attraverso cui far passare le piccole antenne. Telebiella fu autorizzata a trasmettere. Il governo, spiazzato, corse ai ripari e in marzo scrisse una norma in cui anche il cavo era bandito insieme alla libertà. Sacchi giocò allora la carta del martirio e chiamò Enzo Tortora promuovendo per l'ultimo giorno una serata speciale con l'intento di fare rumore. Ma la polizia postale si tenne alla larga e andò a sigillare gli impianti di mattina. Pareva una partita persa. E invece un'eccezione di incostituzionalità, ultima disperata carta giocata dall'avvocato Alberto Dall'Ora, fu clamorosamente valutata dal solito Grizi che non la cestinò ma la girò alla Consulta. L'anno dopo la Corte costituzionale sancì la libertà di Telebiella e degli altri pionieri dell'etere, sia pure con alcune limitazioni.

«In sostanza - spiega Silvano Esposito, direttore del bisettimanale Il Biellese e autore del libro Telebiella - Grizi scardinò il blindatissimo monopolio della Rai di Bernabei e resistette senza fare una piega alle pressioni della Dc che non capiva quel pretore di periferia». Avrebbe potuto capitalizzare, invece rientrò nell'ombra. E nell'anonimato se n'è andato.

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