Priebke? Un pesce piccolo. I cadaveri dei grandi del Male si trattano bene

Fatti a pezzi, inceneriti, buttati a mare, sepolti nel deserto. Priebke è solo un manovale della crudeltà ma per i grandi macellai della Storia ci sono solo onori. Franco è un monumento nazionale, Mussolini è un must turistico, Stalin una tomba di culto

Priebke? Un pesce piccolo. I cadaveri dei grandi del Male si trattano bene

Al funerale di Paul Schaefer, il Priebke cileno ma feroce al cubo, c'erano solo la figlia adottiva e l'avvocato. Aveva fondato Colonia Dignitad, enclave tedesca nel sud del Cile, trasformandola in campo di concentramento e tortura. Chi lo odiava tirò qualche sasso contro il feretro e se ne andò a casa. Era l'indifferenza che doveva ucciderlo. Ta Mok «il macellaio», comandante dei khmer rossi, un milione e settecentomila morti sulla coscienza da dividere con altri assassini come lui, fu invece accompagnato alla dimora ultima, sette anni fa non negli anni Settanta, tra canti di malinconia e fuochi d'artificio. Nel villaggio natale, poco lontano dal confine con la Thailandia, la sua tomba è segnata da una pagodina. Zeljko Raznatovic, la Tigre serba, colpevole di pulizia etnica e crimini contro l'umanità raggiunse invece, assassinato, il Nuovo cimitero di Belgrado, come una rockstar scortato da una folla adorante di cinquemila persone. Funerali militari, ancora oggi è considerato un eroe e un patriota. Erich Priebke è un pesce piccolo del Male, un manovale della crudeltà, un'occasione in più per odiarsi l'un l'altro. Il Male, quello vero, si fa trattare bene. Il Duce è sepolto nel suo paesino ed è un'attrattiva turistica che il comune, romagnolo e rosso da sempre, non ha mai combattuto. Francisco Franco è custodito nela mausoleo nel Valle de los Caidos di Escorial, a nord di Madrid, e nemmeno Zapatero è riuscito a spostarlo, come voleva, in un cimitero qualsiasi. Lo scorso marzo, a 60 anni dalla morte del «padre di tutti i popoli», migliaia di comunisti hanno deposto fiori e corone sulla tomba di Stalin appena fuori dalle mura del Cremlino. Lotta e vive insieme a noi, cantano. Persino la tomba di Pablo Escobar, il sanguinario re del narcotraffico, è la tappa finale dei molti tour turistici offerti a Medellin. «Zorba», ad esempio, per 100 dollari e pick up in albergo, propone il Pablo Escobar tour «l'unico autorizzato dalla famiglia». Il corpo del reato, il cadavere dei cattivi, non è mai uguale per tutti, ma è carne cattiva. Finisce sepolta nel deserto come Gheddafi, o in fondo al mare come Osama.

In cenere come Pol Pot, il genocida rosso, ma solo per nascondere il veleno traditore che lo ha ucciso, o come Pinochet, che aveva più paura che il suo cadavere fosse profanato che cremato. Ora è una cassettina custodita nella cappella della villa di campagna della famiglia a Los Boldos, a sud di Santiago. Il Cile, al contrario nostro, pensa al futuro. Non al trapassato.

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