Roma - Il Pdl apre il cantiere «primarie». Ieri il partito s’è riunito in conclave per decidere le regole della competizione interna. Accanto al segretario Alfano, big e non. C’erano La Russa, Verdini, Gasparri, Cicchitto, Quagliariello, Gelmini, Lupi, Matteoli, Scajola, Fitto, Fontana, Nania, Alemanno, Crimi, Valducci (quest’ultimo estensore del regolamento delle primarie per le scorse amministrative). Sul tavolo la discussione relativa al come scegliere il candidato premier alle prossime elezioni politiche. Tutti hanno condiviso che il partito deve ridurre la distanza tra elettori ed eletti, aprendosi il più possibile. Saranno quindi gli elettori a scegliere il candidato premier. Ma con quali regole? Prima ipotesi: fare delle primarie all’americana o all’italiana? Nel primo caso ogni regione voterebbe un candidato che, a sua volta, si porta dietro dei delegati. I quali, nell’ambito di una convention, procedono poi all’elezione del candidato a Palazzo Chigi. La seconda opzione invece è fare delle primarie tradizionali. Si presentano più candidati e vince direttamente chi prende più voti. Si sceglierà quest’ultima. Ma soprattutto: primarie aperte o chiuse? Vince l’opzione «aperta»: ossia tutti dovranno potersi esprimere e non soltanto gli iscritti o chi si è registrato precedentemente. Non solo: chiunque potrà sfidare Alfano, anche un esterno. Poi, da questo primo summit, le prime indicazioni: si rivedranno tutti la settimana prossima per fare in fretta. Ci vogliono tempi serrati. Uno dei primi a uscire dal summit è il sindaco di Roma, Gianni Alemanno, che per settimane era indeciso se scendere in campo o meno. Ma ieri ha sciolto la riserva con un niet: «No, non mi candido», ha detto. Poi ha aggiunto: «Ci sono molte ipotesi in campo ma le premesse sono buone». Insomma, se primarie devono essere, che siano vere. Stesso concetto espresso dal sindaco di Pavia, Alessandro Cattaneo, esponente di «formattiamo il Pdl» con cui Alfano ha parlato prima della tavola rotonda: «Le primarie devono essere aperte ai non tesserati, estese a tutti i livelli dirigenziali ma soprattutto vere. Ecco come immaginiamo le primarie del Pdl: un momento reale di rinnovamento della classe dirigente».
Ma chi sfiderà Alfano? Ieri non se n’è parlato. Per ora sono scesi in campo ufficialmente soltanto l’ex ministro Galan, Santanchè (che però ha parlato di jolly nella manica), mentre si vocifera di un impegno di Caldoro ma anche di Carfagna, Brambilla e Meloni. E anche i «formattatori» potrebbero indicare un loro candidato. Ma nel partito sono in tanti a fare altri ragionamenti. Il più quotato è il seguente: «Berlusconi spinge affinché siano in tanti a correre. Poi, qualora l’esito delle primarie non fosse plebiscitario per alcuno, avrebbe una giustificazione per ridiscendere in campo - avverte un pidiellino - Potrebbe dire: “Visto? Nessuno ha raggiunto cifre da capogiro. A questo punto non mi resta altro da fare che ricandidarmi”». L’ipotesi non è peregrina.
Primarie Pdl, apre il cantiere In corsa anche i non tesserati
Passa il modello italiano, alla consultazione anche la società civile. Al momento i potenziali candidati sono tre: Alfano, Santanchè e Galan. Alemanno dice no
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