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Le procure di Torino e Milano contro l'antagonismo No Tav

Primo vertice tra le procure di Torino e Milano: scambio di informazioni per completare il quadro sulle attività, le loro strategie e l'organigramma dei No Tav

Le procure di Torino e Milano contro l'antagonismo No Tav

Offensiva giudiziaria in preparazione contro l’ala violenta del fronte no-Tav: come ai tempi delle indagini contro il terrorismo, è agli sforzi congiunti di diverse Procure della Repubblica che viene affidato il compito di coordinare le fila di un movimento sparpagliato su buona parte del territorio dell’Italia settentrionale, e contro il quale finora ogni ufficio giudiziario aveva proceduto autonomamente. Invece da questa mattina è evidente che almeno le due procure più impegnate nella repressione delle frange estreme dei no-Tav lavorano di comune accordo per coordinare le indagini contro quella che, nonostante la frantumazione, è considerato un’organizzazione solida, ben strutturata e soprattutto molto pericolosa.

Questa mattina sono sbarcati a Milano il procuratore della Repubblica di Torino Giancarlo Caselli e i pubblici ministeri Andrea Padalino, Antonio Rinaldo e Sandro Ausiello, accompagnati da una nutrita scorta: misura indispensabile dopo le minacce di morte seguite agli arresti di alcuni dei protagonisti delle violenze contro i cantieri dell’Alta velocità in Valsusa, contro le forze dell’ordine, i giornalisti e le aziende impegnate nei lavori. Negli uffici della procura hanno incontrato il procuratore aggiunto Maurizio Romanelli, capo del pool antiterrorismo, e il pm Grazia Pradella, titolare di più di una inchiesta sugli ambienti anarcoinsurrezionalisti. Significativa anche la scelta della stanza per l’incontro: l’ampio ufficio di Armando Spataro, oggi semplice pubblico ministero addetto agli affari civili, ma per trent’anni in prima fila nelle inchieste sul terrorismo e grande amico di Caselli.

Presenti anche i capi della Digos dei capoluoghi lombardo e piemontese.

Non si è trattato, per il poco che ne è trapelato, di un incontro formale intorno ad un fascicolo comune, ma di uno scambio di informazioni con l’obiettivo di accrescere e completare il quadro che le due procure hanno ricostruito delle attività dei no-Tav, delle loro strategie e dei loro organigrammi. Sia Milano che Torino scavano sull’universo che ruota intorno alla rivista on line <Lavanda>, che costituisce di fatto il riferimento ideologico delle fazioni più violente all’opera in Valsusa. <Le grandi opere – si leggeva su Lavanda già nell’ottobre 2011 – non sono solo il pretesto per una militarizzazione, ma anche parte integrante di una architettura dell’occupazione: i cantieri diventano fortini, i viadotti torri per colpire dall’alto,le autostrade vie imperiali sulle quali le truppe avanzano veloci e sicure. Fortunatamente, i boschi sono grandi, le pietre ovunque, i declivi impervi>. Una sorta di rivendicazione esplicita del diritto alla guerriglia di cui le violenze di queste settimane sono la messa in pratica. E il peggio, temono i pm di Torino e Milano, deve ancora venire.
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