Napolitano tentato: incarico a un altro premier

Oggi il verdetto dei saggi sulle riforme. L'exit strategit del capo dello Stato per uscire dallo stallo: "Farò di tutto..."

Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano
Il presidente della Repubblica Giorgio Napolitano

Roma - A quaranta giorni dalla scadenza naturale del settennato, a una settimana scarsa dall'inizio del rodeo-Quirinale, Giorgio Napolitano ha solo un dubbio: sparare o no l'ultimo colpo in canna? Dare o no un altro incarico di governo per liquidare definitivamente Pier Luigi Bersani?
Oggi i saggi si riuniranno in seduta plenaria e domani consegneranno al capo dello Stato le loro tavole: liberalizzazioni, welfare, fisco, nuova legge elettorale, taglio dei parlamentari, riforma dei regolamenti di Camera e Senato, queste le proposte dei due gruppi di lavoro. E dopo? Che farà Napolitano? «Farà tutto quello che è umanamente possibile perchè possa formarsi un governo in Italia - risponde Olli Rehn, commissario europeo agli affari economici e monetari - abbiamo piena fiducia in lui». E Rehn ha ragione, il presidente certo non resterà fermo e in silenzio ad aspettare il cambio della guardia, ma proverà «fino all'ultimo giorno» a superare lo stallo.
Lunedì infatti, ricordando Andreotti III del 1976 e indicando quel governo della «non sfiducia» sostenuto da Dc e Pci come un modello buono anche per oggi, ha praticamente obbligato il segretario del Pd ad incontrare Silvio Berlusconi. Tra sabato e domenica, con in mano la bozza dei dieci saggi, si prevede che faccia un'altra mossa. Quale? Chissà, magari potrebbe proprio dare il colpo di grazia a Bersani.
I rapporti tra i due, già pessìmi, sono precipitati dopo il voto. Il capo dello Stato lo ha spinto inutilmente verso le larghe intese, gli ha conferito un mandato dimezzato, gli ha chiesto di non perdere tempo, ha preteso di vedere i numeri, gli ha impedito di presentarsi alle Camere per cercare una fiducia al buio, poi alla fine lo ha esautorato, passando la palla a dieci esperti. Ma il congelato Bersani si sente ancora un premier in pectore e come tale si comporta. Tenendo stretto il suo pre-incarico, rimane in prima fila per Palazzo Chigi.
Da qui l'irritazione del Quirinale e l'ipotesi di farlo decadere, dando un mandato a un'altra personalità. Dal Colle però smentiscono. «Ma vi pare che a quattro giorni dall'inizio delle procedure per l'elezione del successore, lui possa imbarcarsi in un simile pasticcio? Questo è un compito che verrà lasciato al prossimo presidente».
Sarà. Intanto il capo dello Stato attuale non sembra voler mollare la presa, lo dimostra la risposta alle frasi di un Grillo, scottato dal discorso di Napolitano contro il fanatismo.

«Identificare sbrigativamente come bersaglio delle parole del presidente il Movimento 5 Stelle - si precisa - è palesemente arbitrario e strumentale». Con chi ce l'aveva, allora? Con una «corrente di opinione che da tempo si esprime attraverso molteplici canali». Arancioni, viola, Libertà e giustizia, moralisti vari.

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