Professor Edoardo Boncinelli, un suo collega genetista americano dell'università di Stanford sostiene che l'uomo moderno sia meno intelligente di quelli di duemila anni fa. Si offende o concorda?
«Francamente mi riesce difficile immaginare una cretinata più grossa di questa affermazione. Le considerazioni del collega non valgono per gli esseri umani, semmai solo per gli animali addomesticati».
Che c'entrano gli animali?
«Prendiamo il cane. Lui perde porzioni del suo cervello perché non gli serve più usarlo. Vive in un ambiente regolare e prevedibile, non è più stimolato come in passato».
E quindi dobbiamo sentirci sollevati? L'uomo della pietra non ci fa le scarpe?
«No, anzi. Molti studi ci dicono con certezza che il quoziente di intelligenza da 200 anni a questa parte è costantemente in aumento. Questo probabilmente è dovuto al fatto che viviamo una vita più sana. Un fisico in buona salute favorisce la crescita del corpo ma anche dell'intelligenza».
E allora la mutazione genetica c'è stata o no?
«Negli ultimi migliaia di anni i geni, che sono più di dieci mila, hanno subito una mutazione ma non in senso negativo».
Però in passato la selezione naturale affossava i meno svegli.
«Sicuramente i fessi pagavano di più per i propri errori, quindi la differenza tra quelli più furbi era molto più marcata. C'era una selezione più forte. Ai nostri giorni, purtroppo, essere stupidi non è molto penalizzante e a volte paga».
Ma oggi non si fanno più calcoli a memoria, la tecnologia e l'informatica ci fanno ragionare poco. Questo automatismo non ci danneggia?
«No, non è così. Una cosa è parlare di geni e un'altra è parlare della condizione mentale delle persone medie».
Allora possiamo affermare che i giovani sono sempre più intelligenti?
«Esattamente. È una cosa che fa arrabbiare i vecchi perché sperano che i giovani siano più cretini di loro ma in realtà è proprio il contrario».
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