RomaOrmai è la cifra della campagna elettorale di Monti: prima difende il suo operato, poi - dando la colpa una volta al sindacato e l'altra alla maggioranza - si rimangia tutto e propone ricette opposte a quelle adottate dal governo che ancora presiede.
Il premier è tornato a parlare di tasse dicendo che si «impegnerà» a ridurle. Ma ieri è stata anche la giornata del lavoro, con la presentazione a Milano delle linee guida del suo movimento. Di fatto, una sconfessione delle leggi di Elsa Fornero. Il documento - stilato principalmente dal giuslavorista Pietro Ichino, ex Pd, e da Giuliano Cazzola, ex Pdl, - parte con una serie di lodi alla riforma del ministro del Lavoro perché «ha corretto gli abusi» nei rapporti flessibili. Poi, però, cerca di tornare indietro e si appella alle parti per un opportuno «monitoraggio» sui suoi effetti. In sostanza riconosce che la riforma non funziona.
Allo stesso tempo Scelta civica punta molto sul cardine delle politiche del lavoro del governo Berlusconi, cioè il famoso articolo 8 della Finanziaria 2011. Quello che permette a sindacati e datori di fare accordi aziendali che superano i contratti nazionali e anche le leggi. Compresa quelle sul licenziamento.
Monti quindi si propone di intervenire proprio sul famoso articolo 18, anche se evita di nominarlo. Lo fa nella parte che riguarda il nuovo contratto a tempo indeterminato che nella sua proposta può essere «rimodulato». «Non si propone una revisione della nuova disciplina» sui licenziamenti, precisa. Quindi la parte della riforma Fornero che riguarda l'articolo 18, resta. Ma poi prevede «la possibilità di sperimentare soluzioni più flessibili», proprio grazie all'articolo 8. In altre parole, Monti chiede a sindacati e aziende di trovare, a livello di azienda, il modo di evitare gli ostacoli della sua riforma.
Uno stratagemma che il Pdl boccia. Le proposte di Monti, secondo Maurizio Sacconi, ex ministro del lavoro e ideatore dell'articolo 8, hanno «un limite inesorabile», cioè «assumono a base la legge Fornero, voluta dal premier in accordo con la sinistra politica e sindacale». La proposta del Pdl è invece una «terapia d'urto» che parte proprio dall'abrogazione totale della riforma Fornero, richiesta che emerge in modo sempre più netto dalle associazioni delle imprese. Poi, spiega Sacconi, la «detassazione contratti permanenti dei giovani per cinque anni», «maggiori risorse per ammortizzatori ed esodati» quindi passare dallo Statuto «al semplice Statuto dei lavori» di Marco Biagi: «poche norme e «tanta libertà negoziale».
Dall'ultima versione del programma di Monti sul lavoro è scomparsa la norma salva Fiom, che era nella bozza. Prevedeva il diritto a partecipare alle trattative, anche per chi non firma i contratti. Studiata per i metalmeccanici della Cgil, ma Monti non l'ha inserita.
Per il resto il leader centrista conferma la riforma delle pensioni. In un passaggio del documento si fa riferimento all'esigenza di «aumentare l'età pensionabile effettiva», ma il riferimento è alle norme fatte. E comunque non significa che voglia alzare ulteriormente l'età delle pensioni italiane, che (solo per le generazioni future) è tra le più alte d'Europa. Nel corso della presentazione del piano, Monti ha anche ripetuto il cambio di rotta sul fisco.
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