Berlusconi studia la legge elettorale

Berlusconi pronto a cambiare il sistema di voto soltanto se non sfavorirà il partito. Se vincessero col Porcellum, Pd e Sel al Senato non avrebbero comunque i numeri

Berlusconi studia la legge elettorale

Monti si sarà pure smarcato - e c'è da giurare che lo farà ancora nelle prossime settimane - ma non c'è dubbio che è il suo nome quello che più aleggia sull'ormai imminente campagna elettorale. Perché il Professore non raccoglie solo l'entusiasmo del Terzo polo, ma anche un timido interesse da parte di un bel pezzo di Pdl. Lo si capisce dai commenti dei big di via dell'Umiltà, con gli ex Forza Italia divisi tra chi nicchia e chi rinvia la questione ai prossimi mesi e gli ex An pronti ad alzare le barricate. La solita dicotomia, insomma. Che ormai da mesi ha superato il livello di guardia, proprio perché gli ex di via della Scrofa sono convinti che Berlusconi non escluda l'ipotesi di un Monti bis. Uno scenario che per loro equivale ad un girone dantesco.
Così, se Cicchitto la definisce «un'operazione virtuale» che «diventerebbe reale qualora Monti scendesse in qualche modo in campo alle prossime elezioni» e Lupi ci tiene a dire che «le elezioni sono fra sei mesi» ed è «inutile perdere tempo a pensare a quel che succederà», ben più netto è Matteoli secondo il quale «chi non si presenta davanti agli elettori non è legittimato a guidare il governo del Paese», mentre su Twitter la Meloni definisce «curiosa» l'idea di democrazia del Professore. Ma gli ex An vanno oltre e dopo che si è consumato lo strappo sulle liste elettorali della Sicilia (chiuse venerdì scorso) chiedono ad alta voce «primarie ad ogni livello». Per il prossimo candidato governatore del Lazio (ieri l'hanno ripetuto sia Rampelli che Augello), ma pure per chi dovrà entrare nelle liste (così da evitare di ritrovarsi con un solo rappresentante come accaduto in Sicilia). E, ovviamente, per chi sarà il candidato premier, a prescindere che Berlusconi sia in campo o no. Sul punto pare che nelle ultime ore sia stato piuttosto chiaro pure Alemanno che in privato avrebbe ribadito la necessità di aprire alla partecipazione dei militanti. Una presa di posizione che arriva dopo lo scontro con Alfano sulle liste siciliane e che ovviamente non può far piacere al segretario del Pdl.

Tensione ancora alta, dunque. Con il rischio di strascichi nella riunione che dovrebbe tenersi stasera a Palazzo Grazioli, quando il Cavaliere dovrebbe rientrare a Roma. Domani a pranzo, invece, si riuniranno gli ex An per decidere il da farsi. Lo stallo sulla legge elettorale, infatti, avvicina l'ipotesi del “Monti dopo Monti”. Soprattutto perché, stando alle proiezioni di Verdini, con il Porcellum anche se Pd e Sel dovessero vincere in tutte le regioni al Senato non andrebbero oltre i 183 seggi. Più probabilmente, però, si attesteranno tra i 155 e 160. Pochi, soprattutto se Grillo dovesse arrivare a 25-30 senatori. A quel punto, infatti, la cosiddetta «doppia opposizione» avrebbe la forza di far mancare il numero legale bloccando di fatto i lavori di Palazzo Madama.
Ecco perché Berlusconi è pronto sì a modificare la legge elettorale ma non con un sistema di voto che finisca per sfavorire il Pdl. Ed ecco perché il Cavaliere - più passano i giorni e si riducono i tempi per approvare la riforma - inizia a tenere in considerazione l'ipotesi Monti anche dopo il 2013. Se davvero il Senato risultasse ingovernabile, infatti, sarebbe l'unica strada. E allora sì l'ex premier andrebbe all'incasso della strategia attendista di questi mesi. Casini e Fini, infatti, ormai sono scesi formalmente in campo per Monti.

E a Berlusconi basterebbe dire che anche il Pdl è pronto a sostenerlo per dar vita, di fatto, all'alleanza dei moderati e attestarsene anche il merito. D'altra parte, spiega un ex ministro, «quel che conta non è la prima parola ma l'ultima».

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