Non tira una bella aria in quel di Palazzo Grazioli. E se gli occhi non fossero tutti puntati sul Consiglio europeo del 28 giugno che dovrà decidere le sorti dell’euro questa volta il governo avrebbe potuto ballare davvero. Al Cavaliere, infatti, proprio non è andato giù che il ministro Paola Severino abbia fatto del ddl anticorruzione una questione di principio, ponendo non solo tre fiducie ma soprattutto impedendo al Pdl di poter intervenire sul testo. Non a caso, quando parla in Aula, Fabrizio Cicchitto è durissimo e accusa l’esecutivo di aver «messo le manette» al Parlamento. D’altra parte, è qualche giorno che Silvio Berlusconi sul punto è piuttosto critico, tanto dall’aver risposto «fai bene» a quei deputati del Pdl che gli annunciavano l’intenzione di non presentarsi al voto finale di ieri. «Fai bene», il senso delle parole del Cavaliere, perché l’atteggiamento del governo è stato «incredibile», per certi versi ricattatorio, e se non fosse in programma a fine mese un appuntamento così importante come il Consiglio Ue ci sarebbe stato da alzare le barricate. Insomma, s’è sfogato Berlusconi, «deve essere chiaro che al Senato il testo sarà rivisto e che non ci potranno essere altri voti di fiducia». Deve essere chiaro, ripete ai suoi, che «abbiamo votato per senso di responsabilità e solo per non indebolire Monti in vista dell’appuntamento di Bruxelles». E tanto è forte il segnale che vuol dare Cicchitto che non esita a dire che al Senato il Pdl «sosterrà la responsabilità civile dei giudici», che per i magistrati è più o meno come un pugno nello stomaco. E niente voti di fiducia obbligati perché «non vorremmo essere ulteriormente strangolati». Insomma, conclude rivolto alla Severino, «donna avvisata mezza salvata».
Così, alla fine - per dirla con l’ex ministro Anna Maria Bernini - il Pdl vota «turandosi il naso» e contestando non solo il fatto che il testo è stato imposto ma anche alcune norme come quella sul traffico d’influenza, riscrittura piuttosto generica del reato di concussione. «È così discrezionale che potrei essere accusato di traffico d’influenza 24 ore al giorno», sbotta un deputato pugliese. A tirare le somme, i numeri sono implacabili. La maggioranza si ferma a 354 «sì» (25 i «no», 102 gli astenuti) e perde in media una cinquantina di voti rispetto alle tre fiducie di mercoledì. Con il Pdl che si sfila: al voto partecipano in 140 su 210 (70 gli assenti tra cui Berlusconi e Alfano) e di questi votano a favore in 100 (meno della metà del gruppo), si astengono in 38 mentre in 2 votano contro. «Prove tecniche di sfiducia», si lascia scappare qualcuno.
Intanto, crescono nel Pdl le attese per le primarie, visto che se è vero che non mancano le candidature (vere o presunte) pare sia ancora a caro amico il regolamento che stabilirà i criteri per presentarsi e la data precisa del voto, cosa che qualcuno inizia ad interpretare come una frenata rispetto all’annuncio della scorsa settimana. Intanto, secondo Lettera43 sarebbe pronto a scendere in campo anche Vittorio Feltri, un nome che intercetterebbe i voti della borghesia e quelli della Lega in libera uscita e che non sarebbe affatto gradito al Pdl. Il candidato «a sua insaputa», però, smentisce l’indiscrezione. «Non c’è niente di vero - dice a Dagospia - e non parlo con Berlusconi da un mese. Le proposte si accettano o si rifiutano se qualcuno te le fa».
Di certo, la possibilità che alle primarie possano candidarsi anche degli outsider non sembra fare la gioia dei vertici di via dell’Umiltà, visto che è chiaro che dopo un simile passaggio cambierebbe gli equilibri interni al partito. Anche se ieri, in un’intervista a Tempi, Angelino Alfano ha assicurato che «si tratterà di primarie vere» e che non ci saranno «limiti alle candidature». Chi chiede di non perdere tempo e approvare al più presto il regolamento delle primarie sono i Formattatori. «Devono essere aperte a tutti, anche ai non tesserati, soprattutto a loro perché dobbiamo riconquistare il nostro elettorato», spiega il sindaco di Pavia Alessandro Cattaneo.
Che non esclude si possa presentare alle primarie del Pdl anche un giovane formattatore. «Non vorremmo - spiega - si stia andando avanti al rallentatore perché le primarie sono mal digerite. Invece l’importante è non fermarsi proprio ora».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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