Politica

La toga rossa s'indigna: "Bastava il buon senso"

Il senatore Felice Casson (Pd), ex toga rossa, bacchetta i magistrati milanesi: "Quando una persona è ricoverata si tende a concedere il rinvio almeno per la prima volta. Anche in questo caso, da una parte il rispetto delle norme e dall'altro un po' di buonsenso non avrebbero fatto male"

Non è una rarità assoluta, perché spulciando qua e là qualche caso simile si trova, specie ai tempi di Tangentopoli. Ma non è nemmeno una prassi usuale, soprattutto se, come per Berlusconi, c'è un'attestazione di ricovero e se è la prima volta che l'imputato ricorre al legittimo impedimento per motivi di salute. E così, persino un'ex toga rossa come Felice Casson, senatore uscente Pd appena rieletto, invita gli ex colleghi al buonsenso, sottolineando l'eccezionalità del fatto che all'ex premier sia stata mandata la visita fiscale in ospedale.

Una bacchettata in piena regola, quella dell'ex toga ai magistrati milanesi: «La normativa – ha sottolineato Casson in un'intervista a Tgcom 24 – è molto chiara, e prevede che in casi di assoluto impedimento venga disposto il rinvio. Inoltre ci sono posizioni di buonsenso e quando una persona è ricoverata si tende a concedere il rinvio almeno per la prima volta. Anche in questo caso, da una parte il rispetto delle norme e dall'altro un po' di buonsenso non avrebbero fatto male. Io l'ho mandata la visita fiscale quando c'erano imputati che cercavano di prendere tempo e rinviare». In effetti le norme, come dice il senatore Casson, sono chiare. Ma il nodo è che tutto è affidato alla discrezionalità del giudice che ha la facoltà - non l'obbligo - di disporre la visita fiscale per accertare o meno l'«assoluta impossibilità di comparire» in udienza dell'imputato e del difensore, regolata dall'articolo 420 ter del codice di procedura penale. E va da sé che, tribunale che vai, decisione che trovi. E così, specie nei processi dell'era Tangentopoli, i precedenti abbondano. Ci sono passati in tanti: gli ex ministri Franco Nicolazzi e Antonio Gava, l'ex senatore di Forza Italia Cesare Previti, l'ex presidente della Roma, editore e senatore uscente Pdl Giuseppe Ciarrapico, giusto per citare i nomi più celebri. Persino per il leader del Psi Bettino Craxi si ipotizzò la visita fiscale ad Hammamet, anche se poi l'idea fu accantonata.

Il copione, 20 e passa anni dopo, è sempre uguale. L'imputato non si presenta al processo presentando una documentazione medica, il giudice o l'accusa sollevano perplessità sull'impedimento assoluto e chiedono l'accertamento. Memorabili, ai processi Imi-Sir e Sme, gli scontri con Previti. Pm era la stessa Ilda Boccassini che venerdì ha chiesto senza successo, al processo Ruby, la visita fiscale per il Cav ieri concessa invece dai giudici del processo per i diritti tv. «Sia portato in aula su una barella come si fa per gli altri imputati», sbottò una volta dopo che varie udienze erano saltate a causa di un intervento chirurgico all'anca dell'ex senatore. Visita fiscale toccò anche nel '93 a Giuseppe Ciarrapico, che aveva chiesto il rinvio dell'udienza del processo sul contratto d'acquisto della «Casina Valadier» perché ricoverato in clinica per problemi cardiaci. Anche allora i medici fiscali risposero picche, impedimento «non assoluto», e l'udienza andò avanti. Toccò pure al defunto ministro dell'Interno Gava, dichiarato contumace nel '95 in due processi (aveva presentato certificato medico) in seguito a visita fiscale. Andò meglio a Nicolazzi, nel '92, al processo «carceri d'oro», visto che il medico fiscale riconobbe l'impedimento.

Quel che vale per gli imputati, vale anche per gli avvocati. E pure per i testimoni.

Ne sa qualcosa il compagno di Ruby, Luca Risso, che per aver presentato certificato medico (aveva la bronchite) all'udienza in cui doveva deporre si è visto appioppare la visita fiscale e anche una multa di 500 euro.

Commenti