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Pure Renzi fa il tifo per l'assoluzione

"Berlusconi va sconfitto per via politica, non coi processi". Il sindaco teme danni da un'eventuale condanna del Cav

Pure Renzi fa il tifo per l'assoluzione

Roma - «Se la vicenda di Berlusconi dovesse vedere il suo finale sulla base di una sentenza, sarebbe un'occasione perduta innanzitutto per chi lo ha contrastato e ha creduto nella possibilità di sconfiggerlo politicamente». Matteo Renzi non cambia idea, alla vigilia di una pronuncia della Cassazione che potrebbe aprire la strada non solo all'estromissione del Cavaliere dalla vita politica, ma anche ad un terremoto che investirebbe in pieno il governo Letta.

E a chi pensa che lui - sotto sotto - stia facendo il tifo per una condanna del leader Pdl, come grimaldello per accelerare la propria discesa in campo, il sindaco di Firenze manda un messaggio controcorrente: «Non mi auguro affatto una sentenza negativa per Berlusconi, non me la auguro innanzitutto per l'Italia».
Un messaggio che, confidano i suoi, Renzi ha fatto avere direttamente anche al Cavaliere. E che lui articola così: «Innanzitutto, la condanna, la privazione della libertà e l'interdizione dai pubblici uffici di chi per vent'anni è stato capo del governo o leader indiscusso dell'opposizione, sarebbe un'umiliazione per tutto il Paese. Una botta all'immagine dell'Italia: pensate solo ai titoli dei giornali internazionali». Ma anche per il Pd la soluzione giudiziaria al problema Berlusconi sarebbe una sconfitta, ragiona il sindaco: «Io faccio politica, e il terreno su cui mi piacerebbe sconfiggere Berlusconi è quello della politica e non quello dei processi». Una conferma dell'interdizione dai pubblici uffici porterebbe ad un voto parlamentare per sancire la decadenza da senatore di Berlusconi, e riaprirebbe la questione dell'ineleggibilità, su cui Renzi ha spesso criticato il proprio partito e le uscite di alcuni suoi dirigenti, che tradiscono l'ansia del centrosinistra di «squalificare dalla gara, attraverso giochini sottobanco, chi da vent'anni viene eletto, anziché sconfiggerlo sul piano delle idee». D'altronde, ripete Renzi, «sono gli stessi che alle ultime elezioni gli hanno consentito di rinascere, altro che “smacchiarlo”».

Infine, c'è la preoccupazione per il Pd stesso, che «difficilmente reggerebbe» la pressione scatenata da un Berlusconi condannato. Dario Nardella, braccio destro renziano in Parlamento, lo spiega così: «In caso di condanna è normale aspettarsi una tensione fortissima con reazioni imprevedibili. E questo vale anche per il governo. Tutto sta al livello di responsabilità che si daranno Pd e Pdl rispetto alla tenuta del governo. Direi che il Pdl dovrebbe resistere alla tentazione di fare di Berlusconi un martire. E il Pd dovrebbe resistere per reggere l'impatto delle tensioni che sicuramente arriveranno dalla base e dagli elettori». Di una cosa Nardella è certo: «Sarà una prova durissima».

Se Renzi argomenta a viso aperto i danni che un verdetto negativo per Berlusconi provocherebbe a sinistra, nel resto del Pd c'è un tifo scatenato ma silenzioso pro-assoluzione. Per motivi molto diversi. «Se Berlusconi ne esce bene, noi andiamo avanti con il governo fino al 2018», sussurra Nico Stumpo. E un Letta blindato a Palazzo Chigi col Pdl per il resto della legislatura, è questo che sta veramente a cuore al variegato «patto degli oligarchi» del Pd, significa un Renzi fuori dai giochi. Non avendo i numeri per imporre regole capestro, gli anti-Renzi sono passati all'ostruzionismo, sperando di logorarlo attraverso i continui rinvii di congresso e primarie. E tra i renziani diversi invitano il sindaco a fare uno strappo.

Lui frena: «Aspettiamo di vedere cosa succede dopo la sentenza».

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