Tra quadri e politichese la fiction malinconica di un amore mai sbocciatol'analisi »

N on siamo mica a Ballarò. Per fortuna. O purtroppo, ha precisato Bersani. Però sembrava di sì: mancava Giovanni Floris. Come nel talk show di Raitre anche qui le parti erano schierate frontalmente. Inquadrate di profilo dalla telecamera fissa, sedute a un tavolo di massello per la diretta streaming sulla web tv della Camera. La trasparenza è il nuovo totem della politica al tempo del grillismo. Non ci si fida dei giornalisti e delle loro sintesi arbitrarie. Meglio che tutti vedano. Ecco qua: da una parte c'è la vecchia politica, dall'altra l'antipolitica che avanza. Da una parte l'apparato, dall'altra un movimento. A sinistra la sinistra, a destra i cittadini di vaga memoria roussoiana. Pier Luigi Bersani e Enrico Letta hanno un modesto avvenire di sconfitte dietro le spalle. Vito Crimi e Roberta Lombardi sono i capigruppo grillini con la data di scadenza. Che però dettano legge. Al secondo piano di Montecitorio, il contesto della Sala del Cavaliere - ancora lui - è austero e cerimonioso: pareti rivestite di damasco dorato, arredi del '700, un enorme quadro anch'esso con cornice dorata. Lo spettacolo invece è deprimente.
Più che un talk show, una fiction malinconica. O uno di quei desolati film francesi anni '60. C'è un uomo che per convincere i suoi interlocutori mette sul tavolo la mercanzia illustrandone le meraviglie. La circonvenzione dei ribelli parte da lontano. Ce la faranno i leader di lungo corso ad arruolarli? «Io sto chiedendo alle forze che si ritengono più prossime a questo tipo d'impostazione di essere pienamente responsabili e corresponsabili...». L'uomo illustra le sue mosse: le riforme del governo del cambiamento e quelle della seconda parte della Costituzione, da fare con tutti. Ci prova Bersani, ma ha l'aria di non crederci. La risposta è già decisa. Ed è decisa altrove. I suoi interlocutori sono solo due emissari. Ma parla di rispetto, dice che sono «protagonisti, anche se non esclusivi». Prova con la complicità: «Se lo dico in modo accorato è perché le altre soluzioni abbassano il tasso di responsabilità della politica e non durano». Vuole intendere i governi del Presidente, dei tecnici... Invece noi facciamo politica seria.
Dall'altra parte, silenzio. I grillini non si muovono, il segretario Pd si sposta sulla sedia, appoggia la testa al palmo della mano. Sorseggia da un bicchierino di plastica senza aver sete. Inforca gli occhiali senza dover leggere. «Non arrivo a dire fuori dall'Europa e fuori dall'euro. Ma arrivo a dire...», si protende ulteriormente. E poi finanziamenti alle piccole imprese, sostegno al lavoro, meccanismi di green economy. «Se guardate le nostre proposte credo possano essere d'interesse», dice con gergo da commesso viaggiatore dignitoso. La Lombardi fa il poliziotto cattivo: «Mentre l'ascoltavo mi sembrava di stare a una puntata di Ballarò». Il poliziotto buono Crimi è più ideologico: «Noi siamo il risultato di questi vent'anni di politica, non la causa». Il concetto è grosso modo lo stesso. Bersani ha il senso dell'ultima spiaggia, dell'extrema ratio. E teme che si passi rapidamente «dal faremo all'avremo potuto fare». O la va o la spacca, insomma. Anche per lui. Ma anche per il M5S che ha voluto la trasparenza: chissà che il loro rifiuto così inamovibile alla lunga non si riveli un boomerang.

«No, purtroppo non siamo a Ballarò. Se siamo in streaming è perché è roba seria», gioca l'ultima carta l'uomo che ci credeva poco.
Già, era roba seria. Ma finisce male. Come in quei film francesi su certe storie d'amore mai cominciate.

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