Il 25 giugno del 1974 arrivò per la prima volta in edicola Il Giornale. Arrivò una nuova voce, libera e diversa, una voce contro il coro che già all'epoca aveva una omologazione chiara ed evidente. I moderati erano esclusi dal dibattito, non avevano un giornale che fosse il loro punto di riferimento. Indro Montanelli capeggiò un gruppo di transfughi del Corriere della Sera e fondò il giornale che state leggendo. E che ora compie 40 anni. Il 25 giugno 2014 sarà per noi un giorno molto importante, sarà un momento per ricordare chi siamo e perché ci siamo. Sarà un momento, un altro momento, per dare ai nostri lettori il nostro punto di vista non omologato, differente, originale. A quella data abbiamo deciso di arrivarci con un percorso quotidiano che parte domani e che accompagnerà passo per passo i nostri lettori attraverso la storia di questi quarant'anni che non sono solo i quarant'anni del Giornale, ma anche quelli dell'Italia.
Da domani, quindi all'interno del Giornale ci saranno quattro pagine speciali. Un inserto commemorativo composto da un poster che riproduce una prima pagina storica del nostro quotidiano e che al suo interno contiene anche due pagine che raccontano in breve un anno di quelli trascorsi dal 1974 a oggi. Domani nell'inserto ci sarà la prima delle prime pagine del Giornale, quella quindi del 25 giugno 1974. Ad accompagnare la spiegazione di che cosa fu per l'Italia e per il nostro quotidiano quell'anno ci sarà un articolo di Paolo Granzotto, uno dei fondatori di questa testata che descrive in maniera perfetta il clima che si respirava all'interno di quella redazione all'inizio dell'avventura. Sembrava una scommessa azzardata e per molti versi lo fu. Ma il Giornale è ancora qui, più vivo e combattivo che mai, interprete di quello spirito liberale e anticonformista che ne ha fatto una delle voci più brillanti del dibattito politico-sociale-economico del nostro Paese. «Questo quotidiano nasce da una rivolta e da una sfida», scriveva nell'editoriale che inaugurava le pubblicazioni del Giornale. «I più benevoli ci definiscono sognatori. I più malevoli, pazzi. Noi ci consideriamo soltanto sensati».
Tante le grandi firme che sono passate su queste colonne.
Quanto contano i 40 anni del Giornale
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