di Pierluigi Bonora
Il ritorno degli ecoincentivi per le auto a basso impatto ambientale ha scatenato un putiferio. Oltre a rappresentare, con la disponibilità di 63 milioni, un altro pannicello caldo per un settore che continua a boccheggiare, la diffusione della notizia, pompata oltre misura da numerosi media, ha mandato in tilt l'organizzazione delle concessionarie. L'annuncio da parte del ministero dello Sviluppo di questi bonus, in vigore dal 6 maggio, sarebbe dovuto infatti rimanere riservato almeno sino ai primi giorni del mese prossimo.
È così accaduto che ieri, per tutta la giornata, i clienti che si accingevano a ritirare la propria vettura hanno tempestato di telefonate le concessionarie per ritardare l'immatricolazione e aver riconosciuto il diritto agli incentivi (fino a 5mila euro), almeno come accesso alla prenotazione. Ad andare su tutte le furie sono state anche le case costruttrici, impegnate negli ultimi giorni del mese nel conteggio dei modelli consegnati.
Il provvedimento, dunque, come del resto era successo nel 2013, trova il settore contrario: in particolare, perché solo la metà dei bonus riguarderà i privati, cioè le famiglie, le grandi assenti nei punti vendita; ma soprattutto perché la formulazione del piano incentivi replica l'errore commesso lo scorso anno: le «partite Iva», per accedervi, come ricorda in una nota Filippo Pavan Bernacchi (Federauto), hanno l'obbligo di rottamare un veicolo vecchio di almeno 10 anni. E in quale flotta, piccola o grande che sia, si trova una vettura con così tanti anni di anzianità sulle ruote? «La dimostrazione che i vincoli della normativa non sono adeguati alla realtà dell'automotive - osserva Pietro Teofilatto (Aniasa) - sta nel ripescaggio delle risorse, già limitate, non utilizzate nel 2013». L'unico piccolo passo avanti è che la porticina di accesso per i privati si è allargata. Va però detto che il limite dei 95 grammi/chilometro di emissioni di CO2 - visto che le auto diesel e benzina sono escluse - obbligherà il cliente a scegliere tra un modello ibrido, a metano o Gpl.
Le stime parlano di un rapido consumo degli incentivi aperti ai privati, e di una contemporanea stasi della restante metà.
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