Quei fantasmi del Palazzo spariti da divani e corridoi

Bivaccavano da decenni ma sono stati cancellati dallo tsunami elettorale. Fini fuori dopo 30 anni, D'Alema molla il testimone e Veltroni si butta sulla tv

Quei fantasmi del Palazzo spariti da divani e corridoi

Walter Veltroni, per vederlo, non bisognerà più cercarlo a Montecitorio, ma sul canale Iris, quello di Mediaset, dove l'ex segretario Pd è stato assunto come commentatore per un ciclo di film (sua passione primigenia) sulla guerra.

Ancora più desaparecido di lui, tra gli assenti eccellenti del nuovo Parlamento, è Gianfranco Fini. Fino a giovedì la sua immagine di presidente campeggiava nel sito della Camera dei deputati, poche ore dopo rimpiazzata da una foto generica dell'emiciclo. Come ex presidente, però, gli resta un ufficio e due segretarie, benefit meno opulenti rispetto ai predecessori (Violante, Casini, Bertinotti, Pivetti) che a lungo, alcuni tuttora, conservano mini appartamenti alla Camera dei deputati con personale.

Volatilizzati tutti i deputati di Fli, neppure uno eletto, soltanto Aldo Di Biagio salvato dal voto all'estero (ma per il Senato) e Della Vedova, anche lui senatore, ma grazie ai voti in più, trainati da Monti. Il resto della truppa cerca lavoro fuori dai Palazzi, e sembra un secolo fa quando i cronisti parlamentari li inseguivano tra cortili e Transatlantico per carpirne l'umore e quindi il destino del governo di centrodestra appeso ai loro voti. Bocchino, Granata, Briguglio, Bongiorno, Perina, Raisi: bastava un loro colpo di tosse, nei giorni di gloria, per fare notizia, ora da non eletti nessuno se li fila più.

Stessa sorte per il desaparecido Di Pietro, tradito dal Guatemala di Ingroia, un barlume di speranza mal riposta per tentare un nuovo giro alla Camera, dopo la liquefazione della sua Idv. Nel Parlamento invaso da grillini non si vedrà più il passo spedito di Tonino, sempre seguito da due/tre addette stampa o collaboratrici, ma c'è abbondanza di chi non farà rimpiangere i suoi interventi-show in aula. Eliminata, insieme al leader, tutta la chiassosa squadra dell'Italia dei Valori, salita sul carro sbagliato, mentre si salva in corner, essendone sceso per tempo, l'unico (ex) dipietrista di nuovo onorevole, il campano Nello Formisano, eletto coi pochi miracolati di Tabacci grazie all'alleanza Pd.

Cadono, travolti dallo tsunami elettorali, i maratoneti delle legislature, quelli che stavano lì da decenni. Alla Camera, non c'è più Beppe Pisanu, ex democristiano poi berlusconiano (ma scettico) onorevole dal 1972, per dieci legislature, dalla sesta (1972-1974) alla scorsa, la sedicesima. Fuori anche il repubblicano Giorgio La Malfa, deputato da quarant'anni interrotti soltanto ieri, come Mario Tassone, Udc, altro veterano costretto a scendere dal Montecitorio. Resiste invece, eroicamente, Francesco Colucci, classe 1932, questore della Camera nella legislatura appena finita e rieletto al Senato, col Pdl. Raggiunge, grazie al trasbordo a Palazzo Madama così il record di permanenza in Parlamento: dal secondo governo Andreotti nel 1972 a quelli Rumor e Moro, è arrivato all'ultimo Berlusconi e ora attende il nuovo premier, sempre lì. Un altro decano che non c'è più: Massimo D'Alema. Scelta volontaria, fatta due mesi prima del voto, che però lasciava prevedere un incarico di governo per l'ex premier, ex segretario dei Ds, ex ministro, ex tante altre cose, eletto per la prima volta alla Camera nel 1987, quando a presiedere l'assemblea c'era Nilde Iotti.

Nella squadra del Pdl non troviamo più l'ex ministro Frattini (non candidato), al suo posto debutta Gallo Afflitto (nome: Riccardo), onorevole uruguaiano eletto in Sud America (nel centrosinistra invece arriva la bella brasileira Rita Bueno, avvocato trentenne di Brasilia). Falcidiato l'Udc alla Camera, dove il risultato è stato pessimo, fuori anche Roberto Rao, storico braccio destro di Casini, il leader che si salva avendo optato saggiamente per il Senato, dove non era mai stato eletto, e lasciando la Camera dopo trent'anni esatti (debutto da onorevole nel 1983, governo Craxi).

Dell'Udc ce la fa la cattolicissima Paola Binetti, e anche Adornato, ex forzista. Fuori tutti i nomi noti della sinistra radicale, già esclusi nel 2008 e non premiati dalla corsa con Ingroia (i comunisti Diliberto e Ferrero). Un esercito di desaparecidos.

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