«Qui c'è il calore e il colore, i miei figli ci fanno i compiti»

«Qui c'è il calore e il colore, i miei figli ci fanno i compiti»

L'anima della casa di Alfredo Häberli è la cucina. Per l'architetto e designer argentino, che vive a Zurigo in una casa anni ‘50, tutto si svolge intorno a questa grande stanza. Che è «vissuta, aperta, e sempre piena di amici». Quando è ai fornelli ha bisogno di privacy, ma non rinuncia a dialogare con i suoi ospiti. E proprio per «nascondere» le parti più disordinate, nel suo nuovo progetto per Schiffini, «Pampa», ha inserito alcuni elementi funzionali di design, come un piccolo bar per gli aperitivi.
Come è cambiata la cucina negli ultimi anni?
«Ultimamente si era aperta troppo, l'ideale oggi è avere una cucina aperta ma con un po' di privacy. Comunque per me continua ad essere l'anima della casa, tanto che io ho speso di più per la cucina che per il soggiorno. Sono cresciuto in Argentina fra l'albergo dei miei nonni e il ristorante dei miei. Noi facevano i compiti in cucina e mia mamma ci controllava, oggi a casa mia è ancora così: i miei figli invece di stare in camera preferiscono stare al tavolo da cucina e vedere noi ai fornelli».
La cucina ideale?
«Quella vera, con gli odori, i materiali veri, il colore, e il caos… non quella delle pubblicità».
Le cose più importanti?
«Il piano d'appoggio per lavorare. L'acqua, quindi il lavello, i fornelli, tre coltelli, e gli attrezzi indispensabili. Sono più importanti gli ingredienti delle finiture».
I materiali?
«Il migliore per me è il marmo, è quello che dura di più nel tempo».
E se lo spazio è poco?
«Fare una cucina bella e funzionale con piccole dimensioni è la sfida più grande.

Non deve essere neutra ma di design. E se manca lo spazio, è meglio puntare tutto sulla superficie da lavoro: deve essere più grande possibile, minimo un metro e 20. Anche a costo di sacrificare i fornelli e mettere solo due fuochi».

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