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Rai, il governo studia la riforma. Un canale senza pubblicità?

Il governo pensa a un canone legato al reddito o agganciato alla bolletta elettrica. Al via una consultazione online

Rai, il governo studia la riforma. Un canale senza pubblicità?

Il governo ha in mente un piano per riformare la Rai. Un piano che tenga conto dei costi e dei conti in generale, compresi ricavi e sprechi, senza dimenticare l'evasione del canone (altissima rispetto agli altri paesi dell'Ue) e i proventi pubblicitari. Secondo quanto scrive il Corriere della Sera Renzi avrebbe dato incarico a tre persone di studiare attentamente il dossier di Viale Mazzini. Fanno parte di questo speciale team il sottosegretario allo Sviluppo economico con delega alle Comunicazioni, Antonello Giacomelli, il sottosegretario alla presidenza del Consiglio con delega all'editoria, Luca Lotti, e il sottosegretario all'Economia Giovanni Legnini.

Il piano da loro elaborato prevede la lotta all'evasione del canone, pari al 26% degli abbonati, che sottrae tra i 500 e i 600 milioni annui alla Rai. In merito alla vendita di Rai Way, Mediobanca ha valutato il valore delle Reti in un miliardo di euro. Collocando in borsa un terzo della proprietà, Rai incasserebbe 300 milioni. Al momento sono tre le proposte per la lotta contro l'evasione: una prevede di legare il canone all'utenza elettrica; un'altra, invece, alla residenza anagrafica. Infine c'è l'idea di rapportare il canone alla capacità di spesa degli italiani, eliminando l'imposta uguale per tutti attualmente vigente. In pratica chi spende di più si troverebbe a dover pagare di più.

Nel giro di poche settimane, inoltre, partirà una consultazione pubblica on line (che durerà 60 giorni) sul modello dei quesiti posti ogni dieci anni dalla Bbc ai propri utenti. Il governo metterà a punto le domande e raccoglierà le risposte: basterà registrarsi (l'uso del codice fiscale impedirà un doppio voto) per partecipare a questo referendum sulla tv pubblica.

Dai tempi della Leopolda (novembre 2010) Renzi ha in mente di dare vita a una tv pubblica slegata dalla pubblicità: come i due canali Bbc, che affidano solo a Channel 4 il confronto col mercato, rappresentando un volano per l'industria audiovisiva. Senza stravolgere troppo le cose, si può ipotizzare di dare vita ad almeno una rete completamente priva di pubblicità.

Un altro nodo importante è come far rientrare la creatività e l'invenzione di format nella "fabbrica Rai". Allo stato attuale quasi tutto (intrattenimento, show, grandi eventi) è affidato a grandi produttori esterni. Il ritorno alla "tv del maestro Manzi" (espressione cara a Renzi) prevede anche il ripristino della Rai come industria culturale e ideativa. E la tv pubblica può tornare, perché ne ha le risorse, a creare format originali senza doverli comprare. 

Molto atteso, in tal senso, è l'incontro-seminario in programma lunedì 23 giugno a via Teulada, organizzato da Luigi De Siervo, segretario dell'Adrai, l'associazione dei dirigenti Rai: "100 parole per il futuro, 100 parole per dire Rai", ospiterà personalità del giornalismo, della cultura, della scienza, pensatori, sociologi che illustreranno al popolo Rai la loro opinione sulla tv pubblica. A questa voce di esperti poi verrà affiancata l'opinione degli "abbonati", che potranno dire la loro tramite la consultazione online.

Ovviamente a fare la differenza saranno anche le domande che verranno poste. 

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