
“La Schlein ha fatto un capolavoro di logica al contrario. Ha messo insieme i presunti tagli alla sanità e all'istruzione, l’attentato a Sigfrido Ranucci e questa destra cattiva che limiterebbe la libertà di stampa. Se avesse aggiunto ‘piove, governo ladro’, avrebbe completato il quadro del suo discorso”. Ci va giù duro il generale Roberto Vannacci, ora eurodeputato della Lega, parlando delle sgangherate accuse della leader del Pd al governo italiano dopo l’attentato al conduttore di Report. Ospite della trasmissione Quarta Repubblica, condotta da Nicola Porro su Rete 4, il leghista ha spiegato che le recenti uscite della leader dem sarebbero frutto di una crisi politica e identitaria profonda dell’opposizione: “La sinistra non ha più argomenti, e allora strumentalizza. Strumentalizza la tragedia in Medio Oriente, strumentalizza Trump, e adesso persino l’attentato a Ranucci. Con il paradosso che proprio lui è stato uno dei primi a riportare il dibattito sui binari corretti”. Il conduttore di Report, infatti, ha smentito che dietro la bomba esplosa fuori casa sua possa esserci una regia politica. Molto più probabile si tratti di una intimidazione legata alle inchieste della trasmissione Rai sulla malavita, forse locale.
Vannacci ha poi fatto notare che se c’è qualcuno che in verità limita la libertà di espressione quella non è la “destra estrema” (cit. Schlein) al governo, ma proprio la sinistra. “Da che pulpito viene la predica?”, ha spiegato il generale, citando tre episodi che lo hanno coinvolto direttamente negli ultimi mesi. Il primo riguarda la convention sulla remigrazione a Livorno, che il presidente del Consiglio regionale toscano Antonio Mazzeo (Pd) avrebbe cercato di far annullare con una lettera al prefetto. “Per fortuna il prefetto, più istruito di Mazzeo, ha cestinato la richiesta”, ha detto Vannacci. Il secondo episodio si è verificato a Lucca, il 17 maggio, durante un incontro promosso dalle associazioni pro vita. “L’assessore Nardini (Pd) ha gridato allo scandalo perché mi era stato concesso uno spazio pubblico”. Infine, il caso dell’Ateneo Veneto di Venezia, che avrebbe negato l’accesso a Vannacci per un evento culturale, sostenendo di non voler fare politica. “Peccato – ha osservato ironicamente – che prima di me ci fossero stati Zanda e Moretti, entrambi esponenti del Pd”. Sintesi: "Sono loro i primi a censurare. Con la sinistra puoi esprimerti solo se la pensi come loro".
Il punto è che sono tanti quelli che hanno cercato di censurarlo.
“Ho venduto il mio libro e l’ho presentato, ma in molti casi i proprietari dei locali sono stati minacciati e ho dovuto cambiare sede all’ultimo”, ha aggiunto il generale. “La destra non ha mai tentato di censurarmi. E non riguarda solo me: è accaduto anche alla ministra Roccella, a Capezzone alla Sapienza, e a tanti altri”.