Quattro giornalisti italiani sono stati rapiti in Siria, nella zona settentrionale in parte controllata dai ribelli. Il gruppo, partito il primo aprile, è composto da Amedeo Ricucci della Rai, Elio Colavolpe, veterano della fotografia di guerra, l'operatore Andrea Vignali (ambedue freelance) e un italo siriano che faceva da guida. Gli italiani sono entrati dalla Turchia nelle parte settentrionale del Paese. Secondo le prime notizie di fonte araba sarebbero stati subito «venduti» al gruppo Jabaht al Nusra, il più estremista e letale della frammentata guerriglia contro Damasco. Dal dicembre dello scorso anno gli Stati Uniti hanno bollato il gruppo armato come «organizzazione terrorista».
Sulla pagina Facebook di Ricucci, che lavora per il programma di Rai 2 La storia siamo noi, il reportage era annunciato. «Ci siamo. Parto. Per la Siria, ancora una volta. È doveroso e spero che serva a bucare il muro dell'indifferenza. SILENZIO, SI MUORE è non a caso il nome che abbiamo dato a questo nuovo reportage Rai» ha scritto. «Lo potrete seguire giorno dopo giorno, fino al 15 aprile, sulle pagine del mio blog e sul sito www.lastoriasiamonoi.rai.it, grazie ad un web-doc che si preannuncia molto interessante. Parlatene, condividete i miei post, aiutateci a parlare di questa tragedia infinita».
Un'idea innovativa stile «Siria2.0» con i suoi amici in rete che gli auguravano «in bocca al lupo». Purtroppo sono finiti nelle fauci della guerra civile in Siria, dove basta un nulla per venir prelevati dal gruppo sbagliato. La Farnesina voleva tenere riservata la notizia per cercare di non alzare la posta e risolvere il rapimento in poche ore o giorni, ma notizie del genere volano. Ieri sera il primo a parlare di voci su italiani rapiti in Siria è stato il TgCom e poco dopo l'Ansa con un breve dispaccio d'agenzia annunciava:«Quattro giornalisti italiani rapiti nel nord del paese». A tarda sera la conferma ufficiale: «L'unità di crisi si è immediatamente attivata ed è in contatto con i familiari. Occorre mantenere il massimo riserbo: l'incolumità dei connazionali resta la priorità assoluta».
Da un paio di giorni dall'Italia non si riusciva più a comunicare con la troupe che era entrata in Siria nella zona di Aleppo, la città dove si combatte da mesi fra ribelli e governativi. Ricucci ha realizzato diversi reportage in Medio Oriente e ha seguito la sanguinosa primavera araba in Libia. In Siria c'era già stato, sempre nel nord, al seguito dei ribelli. Il fotografo milanese Colavolpe è un veterano della prima linea fin dall'Afghanistan nel 2001, dopo l'attacco dell'11 settembre.
A Tripoli è entrato con i ribelli che hanno fatto cadere il regime di Gheddafi scattando immagini uniche.In Siria ha seguito la rivolta armata fin dall'inizio passando settimane nelle zone controllate dai ribelli. Ad Aleppo è rimasto sotto i bombardamenti governativi rimanendo mezzo sordo da un timpano.
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