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C he animale politico è Enrico Letta? Si comporta come fosse Mario Monti, che ha governato un'emergenza ed è affondato nella politica, ma la sua legittimazione non è l'università Bocconi, il Bilderberg, un laticlavio a vita, la senioritas di un ex commissario a Bruxelles. Se la magistratura bastona Berlusconi e il Pd vuole metterci il timbro, è un suo problema, ed è un problema politico, non tecnico, non istituzionale. Monti poteva comportarsi da estraneo alle vecchie questioni della democrazia italiana, la guerra dei vent'anni. Ma come fa Letta ad agire come un succedaneo dei bocconiani? È lì, alla guida del governo, in seguito alle elezioni di febbraio. È lì perché null'altro era realisticamente (...)
(...) e politicamente possibile, e di necessità o di servizio che lo si voglia chiamare, è un governo di larga coalizione che egli presiede.
Se è vero che i conti sono di nuovo tutti sballati, che gli indici di ripresa del Pil languono, che i nostri padroni europei ricominciano a chiederci certezze contabili e finanziarie in modo più o meno intimidatorio, mentre i mercati affilano le armi e la struttura industriale del Paese passa di crisi in crisi, tra iniziative distruttive della magistratura e annunci; se è vero che si rimette in gioco perfino la seconda rata della tassazione sulla prima casa, mentre risultano introvabili al ministro Saccomanni i quattrini per un consistente rinvio dell'aumento della tassa sul valore aggiunto, e si parla di una manovra robusta in relazione alla legge finanziaria, be', c'è da domandarsi: ma ha una linea che sia una, un orizzonte minimamente chiaro, il presidente del Consiglio?
I rapporti politici tra gli alleati cosiddetti di governo sono allo stato brado. Berlusconi esamina la situazione ed è pronto a tutto, il che è quanto meno normale vista la situazione, non soltanto la sua personale. Il Pd non esamina alcunché, risulta buono a nulla, è diviso in modo plateale, ripetitivo, senza una via d'uscita che non sia la battaglia delle regolette e delle date. La famosa freschezza di un Renzi è già più o meno un ricordo. Bersani e la combriccola d'apparato freschi non lo sono mai stati. Ne risulta un turbine di impotenza, con lampi di imbecillità. Ma questi sono per l'appunto i problemi politici decisivi di un governo che ha i voti dei partiti appena citati, che deve misurarsi con la loro situazione concreta. O sono io che vivo sulla luna? O è vero che Letta può giocare con le metafore di Carosello e tirare a campare non-si-sa-come?
Dicono che è giovane e forte, a suo modo, come lo sono i duraturi animali democristiani di sempre. Dicono che ha cominciato con Beniamino Andreatta, uno tosto, che ha una carriera brillante fatta anche di scelte rigorose, come quando seppe restare in minoranza, prese un misero undici (11) per cento nelle elezioni primarie del Pd contro Bersani, ma poi c'è sempre un posto di numero due che lo aspetta, e da quel posto lui aspetta, come gli è capitato dopo il voto dello scorso febbraio, a forza di aspettare da vice vince il biglietto della lotteria da numero uno. Sarà. È vero che gli europei lo ritengono un rispettabile ed entro certi termini affidabile male minore. È vero che gli americani sono preoccupati e disposti a coccolarlo. Ma la sua base di forza o di debolezza non è quella, non può consistere di qualche incoraggiamento del sempre timido Corriere e dei suoi opinionisti. Così non si va lontano.
Torna la domanda iniziale. Che animale politico è questo? Ha riflettuto sul concetto di «pacificazione»? Vuole essere interprete di una ricomposizione nazionale, di una fase di relativa ripresa di fiducia? È questa la sua posizione verso il Paese, il pubblico, i cittadini, che pure si aspettano qualche segno di vita e di pensiero politico sul futuro da chi è alla testa del governo? Non parrebbe. Si comporta in modo algido, parla di un'Italia come Stato di diritto senza problemi, e mentre lo dice non gli sfugge nemmeno una risatina ironica, è una specie di parodia del tecnico, dell'uomo di numeri e conti legittimato dall'alto in una situazione di emergenza, da vice Monti, ancora un numero due sulla scena.
di Giuliano Ferrara
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