Roma - Lo spunto non arriva dall'ultimo dei peones, ma dall'eminenza grigia democratica della Capitale: e se alla fine si andrà a votare questa primavera?, azzarda Goffredo Bettini. Mentre maggioranza e opposizione discutono e litigano sulla legge elettorale, con Napolitano ancora una volta chiamato in causa da Forza Italia come presunto manovratore di una legge tutta targata Renzi, il pezzo grosso del Pd romano dice la sua, al Foglio: «Il governo non può durare e vedrete che al ritorno dalle vacanze di Natale Letta e Renzi si renderanno conto che non ci sono scelte». La soluzione «è una: smetterla con questa situazione sospesa, fare una riforma elettorale e andare a votare in primavera». L'ipotesi di far durare il governo fino al 2015 è impensabile per Bettini. Perché non conviene al Paese e non conviene a Renzi: «Matteo è sincero quando dice che vuole provare a governare con Letta, ma ci sono alcuni elementi che mi dicono che le elezioni in primavera non sono una chimera». Tra gli altri: «Matteo presto si renderà conto che mandare avanti un governo che non riesce a governare è un suicidio. Per lui, che giorno dopo giorno sarà sempre più identificato come parte di questo governo, e per il Pd».
Così Bettini. Ma il dibattito sulle legge elettorale prosegue tra infinite diatribe e sospetti. Il Nuovo centrodestra continua a bocciare l'ipotesi del ritorno al Mattarellum, ma ieri è stata soprattutto la giornata della polemica Bondi-Napolitano, con il capo dello Stato costretto all'ennesima nota di precisazione: «Spero che il Quirinale smentisca - ha sollecitato Bondi - quanto riferisce oggi La Repubblica, e cioè che il Colle avrebbe chiesto alla Boschi (Maria Elena, addetta alle riforme del Pd, ndr) di partire da una prima consultazione interna alla maggioranza». Bondi dice di non poter «credere che il presidente della Repubblica intervenga nel dibattito interno alle forze politiche per assecondare la richiesta di Alfano, il quale, secondo quanto riferisce la stessa Repubblica, avrebbe chiesto al Pd di non arrivare all'approvazione definitiva della riforma fino ad aprile, in modo da avere la garanzia che si arrivi al 2015». «Non è cambiando le regole del gioco che si vincolo le elezioni - insiste la Santanchè - ma perseguendo con coerenza una linea del movimento decisa e intelligente che ci renda credibili». Questa e altre sono «interpretazioni arbitrarie», la replica di una dura nota del Quirinale: «Il presidente della Repubblica ha espresso pubblicamente i suoi punti di vista sulla riforma elettorale e sulle riforme costituzionali nel discorso pronunciato lunedì 16 dicembre».
Chiamata in causa, alla fine interviene anche la giovane emissaria renziana Boschi: «Con il presidente della Repubblica ho avuto un incontro privato. Per rispetto e riguardo istituzionale non posso che confermare che si è trattato di un colloquio riservato».
Da Ncd intanto continuano i malumori nei confronti di Renzi: «Un ritorno al Mattarellum, inseguendo Grillo e Renzi, sarebbe una follia da scongiurare a tutti i costi», protesta il deputato Alessandro Pagano. Maurizio Lupi prova a mediare: il confronto sarà «con tutti», ma la «maggioranza farà una proposta unica. Non mi sembra - valuta con ottimismo il ministro delle Infrastrutture - che le posizioni di Ncd e di Renzi siano lontane. Noi siamo per il bipolarismo e per un modello tipo quello per l'elezione del sindaco».
Quello di Ncd è «una dissociazione dichiarata», reagisce Mariastella Gelmini: «Come si può pensare che il Nuovo Centrodestra voglia una legge elettorale a maggioranza, per poi allearsi con Forza Italia che si vuole tenere lontana da ogni accordo?».- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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