Renato Brunetta denuncia le dieci falsità del documento di Monti

Nell'analisi di un anno di governo, pubblicato sul sito di Palazzo Chigi, sono almeno dieci le cose che non vanno

Renato Brunetta denuncia le dieci falsità del documento di Monti

Il documento presentato da Mario Monti sul sito di Palazzo Chigi, a consuntivo di un anno di governo dell'esecutivo tecnico guidato dal Professore, è una collezione di falsità e imprecisioni. La denuncia arriva da Renato Brunetta, coordinatore dei dipartimenti del Pdl, che lo ha studiato con attenzione.

Il primo punto dolente dell'operazione, come scritto ieri, è la sovrapposizione tra due personaggi incarnati nella stessa persona. Il Monti candidato e il Monti premier collidono in un documento che non si limita a tracciare un consuntivo del 2012, elencando le vittorie - o presunte tali - dei tecnici, ma fa anche campagna elettorale, propagandando le misure che andrebbero prese in futuro.

Il documento, intitolato "Analisi di un anno di governo" è sottoposto da Brunetta a un vero e proprio factchecking. E mette in luce soltanto "le 10 falsità (più gravi)".

I dieci punti denunciati da Brunetta

1. 13 mesi fa non c’era la liquidità necessaria per pagare cassa integrazione, pensioni, spesa sanitaria e servizi pubblici essenziali. Falso.

2. 13 mesi fa i piccoli risparmiatori che avevano investito in titoli dello Stato avrebbero rischiato di perdere gran parte del loro patrimonio. Falso: l’Italia ha sempre onorato il suo debito. Affermazioni tendenziose come queste minano la nostra credibilità.

3. Grazie al clima diverso che si respira intorno all’Italia la BCE è potuta intervenire per stabilizzare i mercati finanziari. Falso: il raffreddamento sui mercati è avvenuto grazie all’intervento della BCE (non viceversa) e comunque la banca centrale è indipendente dai singoli Stati e opera in prospettiva europea (non nazionale).

4. L’idea dello scudo antispread proposta dal presidente del Consiglio italiano il 28-29 giugno a Bruxelles si è rivelata una polpetta avvelenata e, se si pensa che abbia trovato attuazione nel Meccanismo Europeo di Stabilità, ricordiamoci che questo è bloccato per i veti posti dalla Germania.

5. "Il Governo si è sforzato di ancorare saldamente l’agenda delle riforme interne agli obiettivi europei, e al tempo stesso di essere un protagonista autorevole". Vera la prima: totale aderenza dell’operato del governo italiano ai diktat degli altri paesi. Falsa la seconda: altro che protagonismo autorevole: siamo piaciuti ai tedeschi solo perché li abbiamo assecondati in tutto.

6. "Il miglioramento dello scenario economico italiano ha numerosi effetti concreti sulla vita delle famiglie e delle imprese italiane". Sì: la recessione!

7. "L’obiettivo è di ridurre di un punto e progressivamente la pressione fiscale". Peccato che in un anno sia aumentata di 3 punti.

8. I dati relativi alle entrate tributarie e alla lotta all’evasione sono perfettamente in linea con gli anni di governo Berlusconi. Niente di nuovo sotto il sole.

9. "L’azione di governo non è stata impostata solo sul rigore ma anche sulla crescita economica".

Ah si? Non se n’è accorto nessuno...

10. Un beau geste: il governo riconosce che i maggiori fondi destinati alla produttività del lavoro (2,1 miliardi contro l’iniziale 1,6) sono il risultato di emendamenti del Parlamento".

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