Renzi va al Salone del libro di Torino per presentare il suo nuovo libro, "Oltre la rottamazione". Intervistato dal direttore de La Stampa, Mario Calabresi, il sindaco di Firenze spazia su vari temi della politica, senza nascondere la propria ambizione: ricostruire l'Italia, andando oltre, però, la battaglia generazionale. Perché, anche se è diventato famoso come rottamatore, ora quell'etichetta gli va stretta. E vuole liberarsene una volta per tutte. "Oggi non riuserei la parola rottamazione, perché forse abbiamo fatto un po' di paura nel dare un messaggio tutto incentrato sul ricambio senza qualcosa in più. Ora vorrei dare un’idea della visione e non solo della distruzione". E in politica, si sa, le parole d'ordine sono molto importanti.
Renzi è convinto che all'Italia sia necessario "restituire una sorta di bipolarismo gentile. Dall’11 novembre 2011 il bipolarismo in Italia non c’è. È una finta il bipolarismo ora, prima con Governo Monti e poi adesso". Da grande battutista quale è attacca il Movimento 5 Stelle. Ma lo fa in modo originale, provando a mettersi nei panni degli elettori grillini: "È ridicolo che chi ha votato M5S pensando potesse cambiare le cose, si trovi 150 parlamentari a discutere di scontrini e diarie. Ma prendete quei soldi e governate". E sempre su Grillo osserva: "Non è così bravo con Internet ma è uno straordinario animale televisivo, che ha costretto la tv ad inseguirlo".
Non si può fare politica senza fare autocritica. Renzi lo sa bene. "Se gli italiani votano Berlusconi non è che sbagliano. Non c’è superiorità morale nostra, ci sono gli italiani che vanno convinti". Il primo cittadino della città del Brunelleschi sottolinea quello che, a suo dire, è stato l'errore più grave della sinistra alle scorse elezioni, che ha consentito a Berlusconi di recuperare un ruolo in campagna elettorale: "Un errore gravissimo fatto da sinistra troppo sicura di sé e troppo sorda alle richieste della base".
Ma cosa deve fare la sinistra per tornare a vincere? Renzi è sicuro: prima di tutto serve una leadership. Che non vuol dire solo avere un nome (necessariamente forte), ma soprattutto disporre di idee (possibilmente buone) da portare avanti. "Uomo solo al comando è espressione bella, noi abbiamo ridotto capacità di avere leadership a concetto negativo. Il leaderismo è sbagliato ma senza leadership non si vincono elezioni".
Nel frattempo Walter Veltroni lancia il nome di Renzi come miglior candidato premier ("Oggi Renzi è sicuramente la persona con maggiori caratteristiche per la premiership. Ma un partito non vive solo di nomi"). Il diretto interessato con la solita battuta mette le mani avanti: "Se io sono il migliore, figuriamoci gli altri", dice rispondendo a una domanda di Lucia Annunziata in collegamento con In mezz'ora: "Non siamo - dice facendosi più serio - in campagna elettorale. Vediamo cosa farà il governo, quella del candidato premier è una questione che si pone dopo".
La Annunziata lo incalza ma lui nega di aver perso tante battaglie nel Pd. Ammette di essere stato sconfitto solo in quella, fondamentale: "Ho perso una battaglia, quella per le primarie. L’unica che valeva, il resto è secondario".
Non nega che gli avrebbe fatto piacere, come grande elettore, partecipare all'elezione del Presidente della Repubblica, e ribadisce che è falso attribuirgli di aver pensato alla presidenza dell’Anci, prendendo il posto occupato, fino a poco tempo fa, dal renziano Graziano Delrio.
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