
Chi ancora sostiene non esista una cultura di destra, avrebbe dovuto partecipare al convegno organizzato a Roma dalla Fondazione Alleanza Nazionale in memoria di Giuseppe Parlato (nella foto). In Via della Scrofa si sono infatti dati appuntamento alcune delle principali figure del mondo culturale, accademico e politico conservatore per ricordare lo storico e già presidente della Fondazione Spirito De Felice scomparso il 2 giugno scorso. Un’occasione non solo per ripercorrere la storia della destra italiana e le tappe che l’hanno caratterizzata ma anche per sottolineare la necessità di conservarne la memoria grazie all’attività di storici e studiosi.
In realtà l’espressione più corretta da utilizzare dovrebbe essere cultura delle destre al plurale poiché non esiste una singola destra ma tante, c’è una destra conservatrice e una rivoluzionaria, una liberale e una sociale, una cattolica e una tradizionale. Proprio la poliedricità del mondo della destra, in particolare dal dopoguerra in avanti, è stato argomento di studio e approfondimento di Giuseppe Parlato nei suoi libri e nella sua attività accademica ed editoriale. A testimonianza dell’importanza del suo lavoro ieri ne hanno tributato la memoria il presidente del Senato Ignazio La Russa e Il Ministro della Cultura Alessandro Giuli insieme a Maurizio Gasparri, Roberta Angelilli e Gianni Scipione Rossi.
A proposito del valore della memoria come spiega l’onorevole Antonio Giordano, vicepresidente della Fondazione Alleanza Nazionale: “Per la destra, la memoria è il fondamento della cultura e dell'identità. In un tempo in cui si tenta di umiliare la memoria, piegandola alla cultura woke e mutilandola in ossequio a una tendenza autolesionista che trova nella cancel culture la sua espressione più aggressiva, la destra ha, ancor più di prima, il dovere di custodire e rinnovare il legame tra cultura e identità. Lo studio della storia e lo sforzo verso una condivisione della memoria sono il passaggio a cui tendiamo affinché l'Italia conosca, finalmente, una vera pacificazione nazionale”.
Per conservare la memoria di autori e pensatori irregolari è inoltre necessario realizzare progetti e iniziative in grado di incidere nelle politiche culturali come fatto dal 1968 in poi dalla sinistra. Negli anni passati l’esistenza di una cultura di destra non sempre è andata di pari passo con un’organizzazione della cultura come ha spiegato il professor Parlato in una sua intervista al Secolo d’Italia oggi diretto da Antonio Rapisarda: “A differenza di cattolici, sinistra e centro laico, la destra non ha pensato a costruire dei centri in cui poter preparare dei giovani alla vita culturale e accademica; la destra è stata caratterizzata da notevoli individualità a livello culturale, meno a livello accademico, ma non sempre disponibili a lavorare in squadra e a creare reti all’interno delle quali fare crescere i giovani. A questo stiamo lavorando da anni, dialogando e collaborando con tutti”. Un’attività che il professor Parlato ha portato avanti insieme ad altri studiosi a lui legati come Andrea Ungari, Simonetta Bartolini, Danilo Breschi.
La sfida è proprio questa, costruire un’organizzazione
della cultura che duri nel tempo a cominciare dallo sviluppo del principale progetto di Parlato: l’archivio delle destre in cui raccogliere e trasmettere la memoria del mondo politico e culturale di destra.