Ricci si arrende in chat: "Temo che non basti". E la fronda 5s lo scarica

È insolito: un candidato, anche dinanzi a una probabile sconfitta, non comunica così con i suoi simpatizzant

Ricci si arrende in chat: "Temo che non basti". E la fronda 5s lo scarica
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Suona più come un Sos che come uno spot: Ricci (nella foto con Elly Schlein), con un messaggio diretto ai suoi, lancia un allarme e fotografa la resa. Il candidato del «campo largo» alla presidenza della Regione Marche, con un appello su WhatsApp destinato a gruppi del Pd, dice chiaro e tondo che quanto fatto sino a ora potrebbe «non bastare». È insolito: un candidato, anche dinanzi a una probabile sconfitta, non comunica così con i suoi simpatizzanti. «Abbiamo secondo me mobilitato bene in queste settimane l'elettorato di centro sinistra (con Gaza, sanità pubblica, salario minimo ecc) e continueremo fino alla fine. Ma temo che potrebbe non bastare», scrive l'ex sindaco di Pesaro. Parole che nessun candidato pronuncerebbe a cuor leggero. Il resto del testo è un sussidiario di cliché ideologici, dalla citazione di Che Guevara («fino alla vittoria!») alla presunzione di superiorità rivendicata nei confronti di Francesco Acquaroli, governatore uscente e favorito per le elezioni del 28 e 29 novembre. Ricci, che può contare anche sul sostegno del M5S, ha ancora problemi in casa sua. In un documento diffuso da Feliziano Ballatori, ex portavoce grillino ad Ascoli, e da Massimo Gianangeli, ex consigliere comunale 5S a Jesi, emerge tutto il dissapore provato dai militanti del partito di Conte per il sostegno a Ricci.

«Per noi, che in passato abbiamo creduto e lavorato con passione a un progetto politico alternativo, l'alleanza con il Pd di Matteo Ricci rappresenta il capitolo finale del Movimento 5 Stelle delle origini», si legge. Del resto, il partito di Conte era un partito giustizialista. E Ricci è sempre quello dell'inchiesta Affidopoli.

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