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Riforma lavoro, l'asse Vendola-Di Pietro spacca la sinistra

Presentati in Cassazione i quesiti per i referendum che chiedono di cancellare la riforma Fornero. A ottobre partirà la raccolta delle firme. Una parte del Pd non gradisce...

Riforma lavoro, l'asse Vendola-Di Pietro spacca la sinistra

L'asse Vendola-Di Pietro esce allo scoperto e dà battaglia, in materia di riforma del lavoro, presentando due quesiti referendari per chiedere il ripristino all'articolo 18 dello Statuto dei lavoratori. Per il deposito dei quesiti si sono trovati, in Cassazione, oltre al leader dell'Idv e a quello di Sel, il segretario di Rifondazione comunista, Paolo Ferrero, il presidente dei Verdi, Angelo Bonelli, il segretario nazionale del Pdci, Oliviero Diliberto, e alcuni sindacalisti Fiom e Cgil. La raccolta delle firme per chiedere i referendum partirà a ottobre, di pari passo con quella per due quesiti dell'Idv contro la "Casta" (abolizione diaria parlamentari e finanziamento pubblico ai partiti".

Nichi Vendola, che finge di ignorare che questi referendum spaccano la sinistra, guarda avanti con fiducia: "Il Pd, come già successo altre volte, non appoggerà i quesiti referendari ma poi li farà vincere, come è già successo, anche recentemente, altre volte. Ci ritroveremo tutti uniti nel momento del voto".

Anche Antonio Di Pietro cerca di stanare il partito di Bersani:"A me sembra che anche il Pd sostenga che bisogna cambiare la legge Fornero e per questo mi auguro che il Partito democratico, con senso di responsabilità, possa impegnarsi, come stiamo facendo noi, per costruire insieme una coalizione di governo che dica ai cittadini, prima di andare a votare, quale programma intende realizzare".

La prima ad accendere le polveri, nel Pd, è Rosy Bindi: "Penso che fare in questo momento un referendum sull'articolo 18 sia un grave errore", ha detto a Omnibus su La7. Poi ha chiarito perché non firmerà i quesiti: "Perché questa riforma che parte dall'articolo 18 è frutto di una sintesi a cui abbiamo contribuito anche noi come Pd in maniera determinante e perché penso che la modifica all'articolo 18 sia assolutamente europea".

Anche Marina Sereni, vicepresidente dell'Assemblea nazionale democratica, boccia la mossa di Di Pietro e Vendola: "Non aiuta un dibattito costruttivo nel centrosinistra. Le riforme approvate dal parlamento in questo periodo di crisi con il Governo Monti potranno essere corrette e migliorate dopo il voto, ma non cancellate".

Fabrizio Cicchitto, capogruppo Pdl alla Camera, evidenzia le grandi difficoltà in seno alla sinistra: "Sembra consolidata sul piano politico l’alleanza fra il Pd e la Sel. Sul piano programmatico, però, i problemi aperti sono molto rilevanti. Quello generale è costituito dal ben diverso atteggiamento nei confronti del governo Monti. La presentazione, poi, da parte della Sel e dell’Idv di un referendum sull’art. 18 pone una questione dirompente che mette in evidenza che fra i due partiti esistono differenze enormi sul piano dei contenuti che potrebbero rendere ingovernabile il Paese qualora una coalizione di sinistra vincesse le elezioni".

Intanto il ministro del Welfare Elsa Fornero ostenta tranquillità: "Credo non si debba mai avere paura di un referendum, che è democrazia", dice a Otto e Mezzo (La7). Il ministro sottolinea che la riforma del governo "è stata votata dal parlamento, ed anche dal Pd". E sulla posizione del Pd rileva che oggi dalla Bindi è arrivata "una dichiarazione di grande ragionevolezza".

"Credo - aggiunge - che i cittadini abbiano la capacità di capire più dei loro rappresentati".

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