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Riforme, vertice Alfano, Bersani e Casini: raggiunto l'accordo sulla legge elettorale

L’accordo sulla revisione della Costituzione prevede: la riduzione del numero dei parlamentari; la revisione dell’età per l’elettorato attivo e passivo; il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento e l’avvio del superamento del bicameralismo perfetto. Sulla legge elettorale restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull’obbligo di coalizione e l’indicazione del candidato premier

Riforme, vertice Alfano, Bersani e Casini: raggiunto l'accordo sulla legge elettorale

Dopo quasi due ore, si è concluso il vertice alla Camera tra Angelino Alfano, Pier Luigi Bersani e Pier Ferdinando Casini nell’ufficio di Silvio Berlusconi. Al summit erano presenti anche Gaetano Quagliariello e Ignazio La Russa (Pdl), Luciano Violante (Pd) e per il Terzo polo Italo Bocchino e Fernando Adornato.

Al termine dell’incontro tra Pdl, Pd e Terzo Polo si è convenuto sulla necessità di incardinare parallelamente la riforma della Costituzione e la legge elettorale. L’accordo sulla revisione della Costituzione prevede: la riduzione del numero dei parlamentari; la revisione dell’età per l’elettorato attivo e passivo; il rafforzamento dell’esecutivo e dei poteri del premier in Parlamento e l’avvio del superamento del bicameralismo perfetto.

Per ciò che riguarda la revisione della legge elettorale, l’intesa prevede la restituzione ai cittadini del potere di scelta dei parlamentari, un sistema non più fondato sull’obbligo di coalizione, l’indicazione del candidato premier, una soglia di sbarramento e il diritto di tribuna.

La bozza sulla nuova legge elettorale però ha subito scatenato la reazione ostile dell'Idv e rischia di spaccare ancora una volta il Partito Democratico.

"La bozza sulla nuova legge elettorale è una truffa. Non solo non restituisce ai cittadini il diritto di scegliersi i loro candidati, ma gli toglie anche ciò che avevano in precedenza: il diritto di conoscere prima delle elezioni, e non dopo, il programma, la coalizione e il candidato premier. Siamo tutti d’accordo si debba cambiare l’attuale legge elettorale, ma non siamo disponibili a dare il nostro assenso a sistemi che favoriscono le segreterie dei partiti e ignorano la volontà dei cittadini. È un bene anche fare anche le riforme costituzionali, ma si sta mettendo molta carne al fuoco avendo davanti poco tempo. Verificheremo quindi se si tratta di vera volontà o solo fumo elettorale", ha affermato il capogruppo Idv alla Camera, Massimo Donadi.

I prodiani del Pd invece hanno mandato un messaggio al segretario democratico Bersani. "Apprendiamo con sorpresa che il Pd rinuncerebbe al bipolarismo di coalizione. L’unico bipolarismo possibile in Italia. Una soluzione in contrasto con i deliberati formali del Pd e con la sua linea politica: quella del nuovo Ulivo aperto alle forze moderate di centro nitidamente alternativi al centrodestra nel quadro appunto di un sistema politico bipolare", hanno dichiarato Marina Magistrelli, Mauro Marino e Franco Monaco, membri della direzione nazionale PD. 

Ma per Bersani non esiste nessuna frattura. E "se ci si mette al lavoro veramente c’è tempo per fare la riforma della legge elettorale e anche qualche riforma costituzionale".

Dopo l'avvertimento del presidente del Consiglio, Mario Monti ("Se il Paese non è pronto per quello che riteniamo un buon lavoro, non chiederemo di continuare"), il tema più caldo rimane quella della riforma del lavoro, di cui però i tre leader non hanno parlato.

Tuttavia, il provvedimento sul mercato del lavoro che l'esecutivo sta scrivendo e che "non deve essere modificato" crea scompiglio nella maggioranza, soprattutto al Pd di Bersani, che pretende modifiche sull'articolo 18. La posizione del Pdl è nota. Angelino Alfano ieri è stato chiaro: "O facciamo una buona riforma o niente. Se dobbiamo aspettare 4, 5 o 6 mesi per fare una riformetta allora è meglio aspettare un anno perché tra 12 mesi ci saranno le elezioni".

Netta la posizione del leader dell'Udc, Pier Ferdinando Casini, sull'articolo 18: "Siamo con il governo e con quanto ha deciso dal Cdm in sede collegiale"

Altra nota dolente e di vera attualità la Rai. Il cda i viale Mazzini scade domani e mentre il Pdl è contro il commissariamento, Pd e Terzo polo su questo punto fanno quadrato e minacciano di non partecipare all'elezione del nuovo Consiglio di amministrazione, con questa governance.

Infine, sulle voci che parlano di un voto in autunno, Bersani è stato perentorio: "È solo una stupidaggine e non so da dove nasca".

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