Ruby, la Boccassini pensa già di fare il processo al processo

La pm sosterrà che le testimoni che hanno smontato le tesi dell'accusa sono a libro paga dal Cav

Ruby, la Boccassini pensa già di fare il processo al processo

È in Messico, e tornerà a gennaio. Il mistero sulla sorte di Kharima el Mahroug, presunta vittima di Silvio Berlusconi e teste chiave nel processo al Cavaliere, è durato meno di ventiquattr'ore: il tempo per il sito di Fabrizio Corona Social Channel di «sparare» la foto di Luca Risso, compagno di Ruby, in un ristorante di Solidaridad, in Messico; e per la fanciulla di chiamare il suo avvocato annunciando il ritorno in patria dopo Capodanno. Ma la localizzazione di Ruby non scioglie tutti gli interrogativi sollevati dalla sua decisione di prendersi una improvvisa e lunga vacanza proprio alla vigilia dell'udienza in cui doveva essere interrogata.

Di testimoni d'accusa spariti nel nulla abbondano, purtroppo, le cronache giudiziarie. Che a sparire - anche se provvisoriamente - sia un testimone della difesa, e che di averlo tolto dalla circolazione siano accusati proprio gli avvocati difensori, è più insolito. Se poi questo accade nel processo più scomodo a carico di Silvio Berlusconi, e se a sparire è proprio Ruby, la fanciulla marocchina che ha dato il nome ad un caso di cui si è parlato in tutto il mondo, diventa inevitabile chiedersi: cosa sta succedendo? E che finale di partita si prepara per il processo che vede Berlusconi accusato di utilizzo della prostituzione minorile e di concussione?

Una cosa è certa: Ilda Boccassini non considera affatto casuale la scomparsa di Ruby alla vigilia dell'udienza in cui era attesa a testimoniare. Il procuratore aggiunto lo ha detto chiaramente e vivacemente in aula: «Mi si consenta di non credere a quanto viene prospettato», e ha dato la colpa ai legali del Cavaliere. Nicolò Ghedini e Piero Longo hanno replicato sdegnati. La Boccassini ha reagito scatenando i suoi poliziotti di fiducia alla caccia di Ruby. Alla Boccassini non interessava solo scoprire dove è andata la ragazza, ma soprattutto chi l'ha invitata a partire, chi le ha pagato il viaggio e l'albergo, chi le ha dato i soldi. In sostanza, se anche la sparizione di Ruby faccia parte delle manovre con cui - secondo i sospetti della Procura - si sta cercando di condizionare l'andamento del processo a Berlusconi.

Di queste manovre fanno parte a pieno titolo, sospettano i pm, i pagamenti mensili che Silvio Berlusconi, per sua stessa ammissione, effettua a favore delle giovani che erano ospiti delle sue feste ad Arcore. Una sorta di stipendio fisso uguale per tutte - duemilacinquecento euro al mese - che per Berlusconi sono una sorta di risarcimento morale e materiale per ragazze che hanno avuto vita e carriera rovinate dal coinvolgimento nell'inchiesta. Ma l'insistenza con cui ogni ragazza, quando compare sul banco dei testimoni, viene torchiata dalla Boccassini e dal pm Antonio Sangermano sul tema degli aiuti economici da parte dell'ex premier ha un solo significato: per l'accusa quei soldi spiegano perché, chiamate a deporre in aula, quasi tutte le ragazze forniscano una versione soft delle cene di Arcore. Lo stipendio mensile, secondo la Procura, serve a addomesticare le testimonianze.

È questa, verosimilmente, la linea su cui la Procura intende attestarsi a gennaio, quando - finalmente riapparsa e interrogata Ruby - il giudice Giulia Turri darà la parola a Ilda Boccassini per la requisitoria: le uniche ricostruzioni attendibili sono quelle delle poche ragazze che hanno raccontato di scollacciamenti e toccamenti, e invece le deposizioni che scagionano l'imputato non sono genuine, perché vengono da testimoni a libro paga dell'imputato.

Di questa manipolazione del processo, ipotizzano i pm, la momentanea sparizione di Ruby è l'episodio più eclatante. Se anche il processo - come è possibile - dovesse risolversi in una sconfitta per la Procura, si tratterebbe dell'esito di una partita truccata.

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