
Milano Che fosse una balla, non ci piove. Ma una balla ripetuta con tale costanza da suscitare il dubbio che alla fine anche lei, Kharima el Mahroug, fanciulla marocchina scappata dal padre e dalla miseria, si fosse convinta di essere davvero egiziana, e di avere alle spalle non la sordida campagna di Letojanni ma un dorato mondo di cantanti e di lussi. Insomma, più o meno quello che Silvio Berlusconi racconta di essersi sentito descrivere dalla ragazza quando arrivò ad una festa della sua villa di Arcore.
Ieri, nell'aula dove Berlusconi è sotto processo per i suoi (presunti) contatti ravvicinati con Kharima ovvero Ruby, testimonia un carabiniere. È il carabiniere che all'inizio di maggio del 2010 - prima, quindi, della fatidica notte in cui Berlusconi intervenne sulla questura di Milano facendola rilasciare - incontrò Ruby-Kharima, che denunciava di essere stata appena scippata di una borsetta con settemila euro. E anche a lui la ragazza raccontò di essere egiziana. Come indirizzo, poi, diede un cap che più vip non si può: disse di abitare al 15 di via della Spiga, nell'ipercentro di Milano.
A quell'indirizzo, in realtà, abitava uno dei personaggi più eclatanti apparsi nel corso di questo processo: Antonio Passaro, avvocato-fotomodello-ballerino, arrivato in aula qualche mese fa a raccontare che Ruby era pazza di lui al punto di sottoporlo a una sorta di stalking alternato con profferte di denaro affinché accettasse di giacere con lei. Pressioni che giurò di avere respinto per svariati motivi. Ciò nonostante, ai carabinieri Ruby diede come indirizzo quello di Passaro, ennesimo tassello della esistenza immaginaria che andava costruendosi in quei mesi.
Per il resto l'udienza di ieri del Rubygate se ne scivola via fin troppo in fretta, nel senso che dei dieci testimoni previsti ne arrivano in aula solo tre: suscitando le legittime ire del pm Antonio Sangermano, «se questo è il sistema, la prossima volta vi chiedo di convocare almeno venti testimoni», dice ai legali del Cavaliere. Hanno dato «buca», per un motivo o per l'altro, le deputate Mariastella Gelmini e Mara Carfagna, la soubrette Miriam Loddo, persino la figlia di Lele Mora. Le loro deposizioni verranno rinviate a una delle prossime udienze. Invece ieri risponde alla convocazione la moglie di Danilo Mariani, il pianista che allietava le serate di Arcore, e che a volte accompagnava il marito cantando: anche lei, come Mariani, nega di avere assistito a nulla di sconveniente nel corso delle feste. Ma il pm ha voluto chiederle soprattutto se corrisponda al vero che recentemente Silvio Berlusconi abbia comprato una casa di sua appartenenza: «È vero - ha risposto la signora - non riuscivamo a vendere il nostro appartamento e abbiamo quindi chiesto aiuto al presidente e abbiamo venduto la casa a una delle sue società».
Per la prossima udienza, il 5 novembre, sono attesi in aula Daniela Santanchè e (in teoria) l'attaccante del Real Madrid Cristiano Ronaldo. Mentre decisamente interessante si annuncia il 9 novembre l'udienza del processo parallelo a Emilio Fede, Nicole Minetti e Lele Mora per induzione alla prostituzione.
Fede ha annunciato che per la prima volta sarà presente in aula e farà importanti dichiarazioni. Aggiunge che non intende più difendersi perché ha già speso un milione per pagare gli avvocati. I suoi avvocati, Nadia Alecci e Gaetano Pecorella, ribattono di non essere riusciti finora a vedere neanche uno spicciolo.- dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
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