Ruby, pm all'attacco finale Il Cav: "Mai pagato donne"

Niente prove di pressioni e rapporti sessuali, ma la Procura insiste: va condannato. Berlusconi replica: "Requisitoria fantasiosa sulle cene". Venerdì la richiesta di pena

Il pm Annamaria Fiorillo
Il pm Annamaria Fiorillo

Milano - «Eventi organizzati al fine di compiacere la concupiscenza, intesa come desiderio di incontri intimi, di Silvio Berlusconi». Serate dall'esito inevitabile: «Si individua una bella ragazza desiderosa di soldi e affermazione professionale, se ne valuta la gradevolezza e la rispondenza a determinati criteri, la si istruisce, la si conduce in un contesto caratterizzato dal mercimonio sessuale». In cambio, il premier pagava in contanti, ma anche con bonifico, con promesse di carriera nello spettacolo e nella politica.

Questo, per la pubblica accusa, erano le «cene eleganti» nella villa di Arcore di Silvio Berlusconi, allora presidente del Consiglio. Dopo quasi due anni di processo, ieri il tribunale dà la parola alla Procura per la requisitoria. Il pm Antonio Sangermano descrive, in sostanza, la villa di Arcore come un bordello di lusso. E la replica di Berlusconi, in serata, è sferzante: «Ho avuto la duplice fortuna di non aver mai dovuto remunerare una signora per avere rapporti intimi e sono sempre stato in grado di dare una risposta positiva a chi mi si rivolgesse chiedendomi un aiuto. Il pubblico ministero, probabilmente, non ha avuto nessuna di queste due fortune e si regola come se io fossi lui. Evviva!».

Le richieste di pena per l'imputato si conosceranno solo venerdì, quando Ilda Boccassini tirerà le somme. Ma già la prima parte della requisitoria autorizza ad aspettarsi che su Berlusconi pioverà una batosta. Oltre alla galera (non meno di sette anni, dice il toto-cronaca) per il Cavaliere la procura potrebbe chiedere un'altra interdizione dai pubblici uffici, che andrebbe ad aggiungersi a quella già inflittagli nel processo per i diritti tv.
Che il clima volgesse al brutto lo si era capito già di mattino, quando in aula era arrivata Annamaria Fiorillo, pm della Procura dei minori di Milano, convocata dal tribunale (Ilda Boccassini, chissà perché, non l'aveva inserita tra i testi d'accusa) per raccontare cosa accadde tra il 27 e il 28 maggio 2010. È la notte in cui Karima el Mahroug, alias Ruby, venne fermata e poi rilasciata, dopo che i vertici della questura milanese era arrivata una telefonata di Berlusconi. Smentendo quanto affermato in aula dai funzionari di polizia, la Fiorillo ha spiegato di avere ripetutamente ordinato che la ragazza venisse portata in comunità. Ma la funzionaria di turno, il giovane commissario Giorgia Iafrate, non volle sentire ragioni: «La Iafrate andava verso un obiettivo evidentemente a lei molto chiaro, che poi via via diventava chiaro anche a me, che era di fare l'affidamento alla signora Minetti». Su ordine, ritiene il pm, dei suoi capi, che avevano avuto l'input dal capo del governo.

Basta questo perché si condanni Berlusconi per concussione? Sì, spiegherà venerdì Ilda Boccassini. E la telefonata in questura serve anche, secondo Sangermano, a dimostrare come sia Berlusconi che la Minetti (prostituta in proprio a favore del premier, dice il pm, e infaticabile intermediaria dei rapporti con le altre ragazze») avessero paura che la ragazza raccontasse quanto avveniva ad Arcore.
Ma cosa avveniva, davvero, nella villa? Le tante ragazze sfilate in aula a parlare di «serate normalissime», per Sangermano mentono tutte: perché sperano ancora nei favori di Berlusconi, e soprattutto perché si è verificata la «enorme anomalia» di un imputato che retribuisce con 2.500 euro al mese le testimoni che devono parlare di lui. A dire la verità, secondo la Procura, sono le altre: il manipolo di cinque o sei ragazze che («a volte con pudore, a volte in modo esplicito») hanno raccontato di serate hard. Dice Sangermano: «Le serate erano scandite in tre fasi. La cena, che a volte produceva già momenti di contatto con l'imputato e con Emilio Fede; l'interazione sessuale con spogliarelli e danze erotiche; la terza fase in cui alcune si trattenevano presso l'abitazione per intrattenere con l'imputato rapporti sessuali a pagamento».

Di questo sistema, dice Sangermano, Karima el Mahroug era parte integrante. È il punto cruciale: perché i rapporti sessuali a pagamento con maggiorenni non sono reato, ma all'epoca Ruby aveva solo diciassette anni. «Venne arruolata e fidelizzata per compiere atti sessuali con Berlusconi», dice il pm. E puntualizza: «per la legge l'atto sessuale é qualunque interazione corporea volta alla concupiscenza». Cioè a soddisfare le voglie. Almeno questo, dice il pm, è provato che Ruby lo abbia fatto.

«Non siamo davanti alla prostituzione da strada ma a qualcosa di altrettanto lesivo della dignità umana».
In attesa della sentenza del caso Ruby, il Cavaliere fa conoscere intanto la sua strategia sul fronte De Gregorio: andrà a rispondere ai pm di Napoli che lo accusano di corruzione, dice, ma solo dopo il 15 marzo.

Commenti
Disclaimer
I commenti saranno accettati:
  • dal lunedì al venerdì dalle ore 10:00 alle ore 20:00
  • sabato, domenica e festivi dalle ore 10:00 alle ore 18:00.
Accedi
ilGiornale.it Logo Ricarica