RomaDue forze opposte e speculari, all'interno del Pdl, spingono affinché Berlusconi faccia qualcosa di suo. Sintetizzando si possono dividere in «iperberlusconidi» e in «postberlusconidi». Ma entrambi premono affinché il Cavaliere sia sempre più autonomo da questo Pdl. Spingono - per ragioni opposte - verso un unico obiettivo: la deberlusconizzazione. I primi «dal» Pdl; i secondi «del» Pdl.
Tra i postberlusconidi, esce allo scoperto La Russa, pezzo grosso di quella fetta di ex An che negli ultimi mesi ha valutato la scissione. In un'intervista all'Huffington post, l'ex ministro della Difesa rompe gli indugi: «Ben venga una lista Berlusconi», dice. Una «cosa» berlusconiana a cui allearsi restando però nel Pdl: «Se è questo, come dicono, che vuole il presidente, perché no? Sarebbe un vantaggio. Sarebbe dare a Berlusconi un quid in più. È chiaro che stiamo parlando di una lista Berlusconi come la intende lui...». Ossia aperta, giovane, senza notabili di partito. La scissione di una «cosa di destra»? I sondaggi l'hanno bocciata e chi più premeva (La Russa, Corsaro, Meloni, Rampelli) ha dovuto mettere il progetto nel cassetto. Determinanti, in realtà, le frenate di Gasparri, Matteoli, Alemanno. Rottura congelata. La Russa spiega allora la nuova strategia: «La scissione sarebbe un'altra freccia dello stesso arco, ma non è all'ordine del giorno. Ne ho parlato con Berlusconi e lui mi ha anche incoraggiato. Sarebbe un'esperienza esistenzialmente bella, ma politicamente da valutare solo come ultima ratio». Meglio, quindi, stare dentro il Pdl a guida Alfano con Berlusconi che lascia la sua casa assieme ai suoi fedelissimi, vecchi e nuovi. Avverrà questo? Il mistero potrebbe cadere dopo le elezioni in Sicilia. E La Russa lo dice chiaro e tondo: «All'indomani delle elezioni siciliane, occorre non dico un redde rationem, ma un messaggio preciso». Insomma, se prima in ballo c'era aria di divorzio degli ex An dal Pdl; adesso l'aria dice divorzio di Berlusconi dal Pdl.
Un'ipotesi verso cui spingono in molti. Quasi tutti. Per ragioni - ovviamente - opposte. Se qualcuno, nel Pdl, ritiene il Cavaliere ormai un peso, altri auspicano che Berlusconi molli un partito pieno di zavorre. Una schiera composta da tanti ex forzisti che sognano il ritorno allo spirito del '94. Nostalgici forzitalioti o no, rimarcano le differenze con i colleghi ex aennini, considerati un impiccio. Colpa di quest'ultimi se la rivoluzione liberale non s'è fatta. Tra questi ci sono l'ex sottosegretario Daniela Santanchè, da tanti ritenuta la voce della pancia del Cav. È quasi sempre lei a tradurre in toni forti i retropensieri di Berlusconi, oggi disinnamorato della sua creatura. Naturalmente Santanchè spinge perché Berlusconi molli tutto e s'inventi qualcosa di nuovo. Qualcosa di fresco, di pulito, lontano da notabili di partito che albergano nel Pdl. Pensano che la carta vincente sia tornare a lanciare il messaggio forte del '94, convinti che il miracolo di allora sia avvenuto perché Berlusconi era un outsider della politica. Ergo, avanti con la stessa bandiera. Con in più facce nuove e pulite. Via i colonnelli, via la muffa al grido di «Rottamiamo». Fedelissimi ma soprattutto fedelissime, accanto allo storico capo. Maria Rosaria Rossi, Brambilla, Santanchè, Biancofiore, Giammanco, Fiorella Ceccacci Rubino. Donne e giovani. Ma non solo. Impossibilitato a separare la propria strada da quella del «capo», di certo c'è Verdini: l'uomo macchina che Berlusconi vorrebbe con sé, a prescindere.
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