Sallusti rimane ai domiciliari

Sallusti non andrà in carcere ad espiare la condanna a 14 mesi per diffamazione. Il giudice ha respinto la sua istanza lasciando sgombra la strada al l'ipotesi di grazia da parte di Napolitano

Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti esce dalla redazione del Giornale scortato dalla polizia
Il direttore del Giornale Alessandro Sallusti esce dalla redazione del Giornale scortato dalla polizia

Niente da fare neanche stavolta: Alessandro Sallusti non andrà in carcere ad espiare la condanna a quattordici mesi per diffamazione. Il giudice di sorveglianza Guido Brambilla ha respinto questa mattina l'istanza del direttore del Giornale, che chiedeva la revoca dell'ammissione agli arresti domiciliari. Nel l'istanza, depositata ieri mattina, Sallusti chiedeva di essere trattato come qualunque altro condannato, e manifestava la sua volontà di rifiutare qualsiasi privilegio. Ma oggi il giudice Brambilla gli risponde che i domiciliari non sono un privilegio ma una semplice, inevitabile applicazione del decreto svuota carceri, varato dal governo due anni fa per fronteggiare il sovraffollamento delle prigioni. Contro la sua volontà, dunque, Sallusti resta agli arresti nella casa della sua compagna Daniela Santanché.

La decisione di Brambilla era prevista per la fine della settimana, perché il giudice aveva fatto presente di essere oberato di fascicoli di altri detenuti comuni. Invece la delicatezza del caso ha portato il magistrato ad accorciare i tempi e a depositare questa mattina il provvedimento. In questo modo, oltretutto, Brambilla evita che la sua decisione si accavalli con quella del tribunale che dopodomani dovrà processare Sallusti per evasione. E soprattutto lascia sgombra la strada al l'ipotesi di grazia da parte del presidente della Repubblica Giorgio Napolitano.

Ecco i passaggi centrali del decreto del giudice Brambilla:"l'istanza proposta da Sallusti Alessandro sembra orientata, per il suo tenore letterale, a ottenere "contro sé", una nuova e diversa valutazione, da parte di questo ufficio, rispetto a quella dell'ordinanza (...) i motivi di doglianza, invero, si traducono nella generica prospettazione, da parte di Sallusti, di avere beneficiato di un privilegio mai richiesto, a discapito di situazioni analoghe riguardanti altri soggetti condannati".

Il giudice spiega però che " l'espiazione della pena presso il domicilio ex legge 199 ( la cosiddetta "svuotacarceri", ndr) non rientra nel novero delle misure alternative in senso stretto (cui l'istante ha inteso rinunciare) ma costituisce un istituto adottato dal legislatore per fare fronte a superiori esigenze deflattive imposte dal sovraffollamento inframurario, al fine di garantire così una migliore organizzazione degli istituti di pena a beneficio dell'intera popolazione carceraria. Si tratta quindi di uno strumento deflattivo che opera indipendentemente da una specifica istanza di parte e che deve essere disposto ogni qualvolta ne ricorrano i presupposti di legge".

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