RomaLa riduzione delle prime due aliquote Irpef ha vissuto lo spazio d'un mattino, ed è già stata archiviata. Governo e partiti di maggioranza trovano l'accordo per modificare in maniera radicale le norme fiscali della legge di stabilità: niente più tagli Irpef, ma in compenso non aumenta l'aliquota Iva del 10%, e salta la retroattività dei limiti alle deduzioni e detrazioni fiscali. Rimane, invece, l'aumento dell'aliquota ordinaria dell'Iva, dal 21 al 22%. Le risorse restanti serviranno per ridurre il cuneo fiscale, ovvero il peso tributario sul lavoro.
L'intesa fra il ministro dell'Economia Vittorio Grilli ed i due relatori di maggioranza alla Camera, Renato Brunetta (Pdl) e Pier Paolo Baretta (Pd), era stata di fatto annunciata in mattinata dallo stesso Grilli alla Giornata del Risparmio: «Sono molto ottimista, troveremo una soluzione condivisa», aveva detto. E la soluzione è arrivata in serata, seguendo le linee largamente anticipate dai partiti che sostengono Monti. Piuttosto che una riduzione Irpef che nel migliore dei casi non avrebbe superato i 180 euro all'anno, e che comunque non avrebbe riguardato le fasce più disagiate - i cosiddetti «incapienti» con reddito fino a 8mila euro l'anno - si è preferito eliminare almeno in parte l'aumento dell'Iva, che avrebbe colpito tutti. Dunque, secondo l'intesa raggiunta alla Camera, l'aliquota ridotta del 10% non viene toccata. Si tratta dell'aliquota che grava su molti prodotti alimentari, come carni e pesci, e sui servizi turistici. Resta invece l'incremento dal 21 al 22% dell'aliquota ordinaria, che riguarda la grande maggioranza di beni e servizi. Un aumento che scatterà il 1 luglio 2013.
Di fatto, almeno dal punto di vista fiscale, la legge di stabilità viene completamente riscritta. Con la cancellazione dei tagli Irpef il governo non rinuncia più a circa 4,3 miliardi di euro di gettito fiscale nel 2013 e 6 miliardi di euro a partire dal 2014. Nella versione originale, parte di queste cifre veniva compensata da nuovi limiti alle detrazioni e deduzioni Irpef per circa 1,4 miliardi. Su quest'ultima voce, adesso, non si possono fare calcoli. L'intesa governo-relatori prevede infatti che i limiti alle detrazioni e deduzioni non siano retroattivi, dunque non valgano nelle dichiarazioni dei redditi da presentare nel prossimo giugno. Per il futuro si lavora comunque a una revisione delle franchigie e dei tetti (nel vecchio testo la franchigia era di 250 euro e il tetto a 3.000 euro). I relatori Brunetta e Baretta hanno chiesto a Grilli di eliminarle del tutto, «e il governo ci ha detto che ci darà una risposta». L'obiettivo di Grilli è quello di mantenere immutati i saldi, pur variando le componenti del provvedimento.
Nel nuovo testo che uscirà dal negoziato fra governo e relatori dovrebbero anche essere identificati due fondi: un fondo «sociale», che dovrebbe sostituire il cosiddetto «fondo Letta» da 900 milioni costituito presso la presidenza del Consiglio; inoltre potrebbe essere costituito un secondo fondo in cui riversare le risorse provenienti dall'applicazione del «piano Giavazzi», ovvero il taglio dei contributi a pioggia alle imprese. Questo fondo dovrà servire per finanziare la riduzione del carico fiscali per le famiglie e le imprese. Per quanto riguarda la riduzione del «cuneo fiscale» per lavoratori e imprese, il relatore Pd Baretta spiega che l'orientamento, almeno per il 2013, è di agire sul lavoro dipendente (probabilmente aumentando l'apposita detrazione), e «una volta valutate le risorse disponibili si farà qualcosa anche per la imprese».
«Il provvedimento è stato riscritto totalmente ed ora è più intelligente», commenta Renato Brunetta. «La legge di stabilità - osserva Guido Crosetto (Pdl) - sta per essere totalmente riscritta, come avevamo chiesto fin dall'inizio.
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