San Raffaele: «Una grande rivincita dopo le accuse»

Professor Francesco Montorsi, direttore scientifico Irccs, Ospedale San Raffaele, cos'ha pensato quando le hanno comunicato che siete la vera eccellenza ospedaliera italiana?
«Ho provato una sensazione di grande orgoglio e grande soddisfazione anche perché negli ultimi anni la vita di questo ospedale è molto stata travagliata per le vicende economiche e finanziarie che conoscono tutti gli italiani».
Però questo non ha fatto perdere smalto né tenacia a chi ci lavora dentro.
«Infatti la qualità sia dell'assistenza ai pazienti, sia scientifica, si è mantenuta ad un primissimo livello. E questo premia gli sforzi di tante persone, di medici, di ricercatori e dei pazienti che hanno continuato a credere nella struttura».
Ma lei che è urologo molto autorevole, non è stato mai tentato di mollare tutto e di seguire altre sirene durante i periodi bui?
«È capitato a molti di noi di essere chiamati da altre strutture ma ci siamo sempre detti che il San Raffaele è un posto unico perché esiste una comunione completa tra ricerca e assistenza che non ha eguali in Italia».
Dunque è in questo connubio la formula del vostro successo?
«Esattamente. Noi non siamo più belli degli altri, ma la realtà è che dove si fa ricerca si cura meglio. E il nostro ospedale è un enorme campus con 1300 letti di degenza ma anche di 140 mila metri cubi di laboratori di ricerca».
E questo in pratica cosa significa?
«Con il ritmo della medicina moderna noi a volte modifichiamo le cure anche più volte in un anno. E questo perché abbiamo le unità di ricerca che collaborano direttamente con i medici. Così le innovazioni prodotte vengono applicate immediatamente».
Non sarete belli ma sicuramente siete considerati i migliori.


«E proprio perchè consapevoli delle nostre capacità, ci siamo sempre detti, anche nei momenti più critici, che era impossibile non attrarre un compratore per risanare la drammatica amministrativa degli ultimi anni. E il gruppo Rotelli ha creduto in noi».

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