Santanchè ancora all'attacco. I vertici: "Ci fa perdere al voto"

L'ex sottosegretario: "Il partito è finito". Da Cicchitto a Quagliariello accuse alla pasionaria: "La sua strategia è provocare la sconfitta del Pdl"

Roma - I vertici del Pdl si scagliano contro Daniela Santanchè (nel tondo). La goccia che fa traboccare il vaso è un'intervista dell'ex sottosegretario al Messaggero. Santanchè, reduce da un colloquio con Berlusconi, dice: «Sono rafforzata nella convinzione che il Pdl è finito. Fi-ni-to». Apriti cielo. Cresce il malumore nei confronti della Santanchè che, nelle ultime settimane, non le ha certo mandate a dire ai vertici del partito. L'ultima frecciata qualche giorno fa: «Sono rammaricata che dopo il passo indietro di Berlusconi, la nostra classe dirigente non abbia fatto lo stesso». E ieri un'altra intervista dell'ex sottosegretario e l'ira del capogruppo del Pdl di Camera e del vicecapogruppo al Senato. Cicchitto e Quagliariello prendono carta e penna e dettano alle agenzie di stampa una nota caustica: «Nessuna persona di buon senso, nella settimana decisiva di elezioni importanti come le regionali in Sicilia, nelle quali è presente il simbolo del proprio partito, dichiarerebbe che quel partito è morto». E ancora: «Poiché stimiamo l'amica Daniela Santanchè, persona dotata di intelligenza e discernimento, riteniamo che le sue reiterate esternazioni sulla fine di un partito che è anche il suo rispondano a una precisa strategia: provocarne la sconfitta per poi dichiarare chiusa una storia». Cicchitto e Quagliariello però non ci stanno: «Qualunque sia l'esito delle elezioni il calcolo si rivelerà però una presunzione fatale perché il Pdl resterà in vita per impedire che in Italia la sinistra vinca per mancanza di avversari».
Nota che non poteva rimanere senza risposta. Che infatti arriva poco dopo: «Dico agli amici Cicchitto e Quagliariello che se avessero rivolto questa stessa durezza a me riservata nei confronti di quanto accadeva più sotto i loro occhi che sotto i miei sugli scandali del Lazio e della Lombardia non saremo in queste difficili condizioni. Troppo onore». Durissima. Poi, graffia ancora: «A differenza loro, io ho fiducia nella gente, sono convinta che i siciliani sapranno scegliere in base alla qualità dei candidati e ai programmi. Sono certa che Nello Musumeci, che non è del Pdl, saprà farsi valere sia nelle urne sia al governo». Ce n'è pure Alfano: «Per il futuro, consiglio al segretario Alfano di aprire alle primarie come metodo di selezione democratica della classe dirigente».
Ma Cicchitto, all'ipotesi «rottamazione», non crede. Spiega al Giornale: «Non esiste in natura lo spacchettamento concordato. Già la gente non ci ama. E noi che facciamo? Ci dividiamo. E il marciare divisi per colpire uniti non ha senso. Andrebbe a finire che quelli della lista “società civile” attaccherebbero i “politicanti”; i “filomontiani” gli “antimontiani” e così via. E noi chiederemmo il voto tutti insieme? Assurdo. Meglio stare insieme e fare una sintesi. Come fatto finora».
Michaela Biancofiore, invece, condivide in pieno Santanchè: «Dice quello che pensa l'80% dei parlamentari e dei nostri elettori.

I vertici che hanno dilapidato un consenso, passando dal 40 al 15%, si assumano le proprie responsabilità. E facciano come quel gran signore di Bondi che s'è fatto da parte. Poi, occorre spacchettare tutto e presentarsi uniti in una federazione. Nel '94 non s'è vinto così?».

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