«Saranno in molti a boicottare Napolitano in tv»

RomaDietro le armate dei «telecommandos» c'è lui, Giuseppe Moles, l'ex parlamentare di Forza Italia che ha lanciato per questo Capodanno una singolare protesta contro l'eccessivo interventismo di Napolitano. L'idea è di boicottare il tradizionale discorso di fine anno, spegnendo il televisore ed esponendo in segno di protesta su finestre e balconi il nostro tricolore.
Sarà difficile non seguire il discorso trasmesso dal Quirinale la notte di Capodanno. Lo danno a reti unificate.
«E noi spegneremo la televisione. Magari brinderemo e mangeremo ascoltando della buona musica. Però il discorso di Napolitano non lo seguiremo».
Ambienti del Pd definiscono l'iniziativa «irresponsabile».
«Criticare non è da irresponsabili se lo si fa con il dovuto rispetto delle istituzioni. E comunque proprio queste accuse mi hanno dato la misura di quanto questa iniziativa stia prendendo piede. D'altronde io non ho mai parlato di impeachment come fanno altri, proprio per il rispetto che nutro per le nostre istituzioni».
Il suo partito, Forza Italia, non ha sposato ufficialmente l'iniziativa ma molti suoi esponenti, da Capezzone a Galan, hanno aderito a titolo personale.
«È una cosa nata appunto a titolo personale. Forza Italia e Berlusconi non c'entrano. E ho usato soprattutto i social network per veicolarla. Il malessere e il disagio nei confronti delle continue ingerenze del Colle sulla vita politica del nostro Paese sono molto diffusi. Basta guardarsi intorno per rendersene conto. D'altronde è più che evidente che in questo momento il presidente stia sposando una tesi politica, una linea, una coalizione. Oltrepassando quindi la sua posizione di organo super partes».
E la goccia che ha fatto traboccare il vaso? Cosa l'ha indignata maggiormente?
«Non si tratta di un singolo episodio. Piuttosto è da tempo che l'attività del Colle fa sembrare la nostra una repubblica presidenziale».
E lei non è favorevole a un riforma costituzionale in tal senso?
«Al contrario! Ben venga la riforma! Però la nostra Carta costituzionale, quella ancor oggi valida, consentirebbe al presidente Napolitano di fare soltanto il notaio della Costituzione e delle prerogative del Parlamento».
Lei è entrato in Parlamento quando Napolitano era già al Quirinale e ne è uscito prima che fosse rieletto. L'avrebbe votato?
«Per disciplina di partito lo avrei votato. Però devo precisare che più volte nel corso della legislatura ho avuto modo di dissentire sull'operato del Colle».
Per esempio?
«Il caso più importante è stato la nomina di Mario Monti senatore a vita, con il successivo passaggio di offrire proprio al neosenatore l'incarico per formare un governo tecnico. Secondo me è stata un'ingerenza nei confronti delle prerogative del Parlamento e del governo Berlusconi. E infatti non ho mai votato la fiducia al governo dei tecnici».


E il tricolore?
«Speriamo ce ne siano abbastanza in circolazione. Sicuramente ne vedremo molti alle finestre delle case e per le vie delle città. Il nostro slogan è “mandare in onda il tricolore”, mentre altri erano soliti bruciarlo. E poi ci chiamano irresponsabili!»

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