Lo scacco matto di Re Giorgio No alla grazia, sì alla riforma

Il Quirinale raffredda l'ipotesi di un intervento diretto per il Cav. Ma per salvare il governo Letta torna a offrire al Pdl di cambiare subito il sistema della giustizia

Lo scacco matto di Re Giorgio No alla grazia, sì alla riforma

La Borsa tiene e lo spread è a quota 261, il minimo da due mesi. Vanno bene sui mercati pure i titoli decennali italiani, ma le buone notizie per Palazzo Chigi finiscono qui. Dalla Val Fiscalina Giorgio Napolitano osserva infatti con una crescente preoccupazione il grafico della febbre politica, che si è impennato e rischia di salire ancora. E siccome «quando tutto di muove, la cosa migliore è stare fermi», il capo dello Stato ostenta un sorprendente ottimismo: «La vita va avanti».
E il governo, andrà avanti? Reggerà alla tenaglia, resisterà all'ira del Pdl e al mal di pancia del Pd? Enrico Letta è in contatto costante e sottopone al presidente ogni aggettivo. In mattinata però si va vivo anche l'altro Letta, lo zio Gianni. La casa brucia, è l'ora dei pompieri. L'Eminenza Azzurrina sonda gli umori di Napolitano, vuole capire se per il Cav ci sono ancora vie di uscita. Nei prossimi giorni, dice, i capigruppo del Pdl Brunetta e Schifani saliranno sul Colle con le firme di tutti i parlamentari per chiedere ufficialmente la grazia.
Napolitano però, che non vuole «alimentare false illusioni», scarica la questione sul Guardasigilli. «È la legge - scrive in una comunicato - a stabilire quali sono i soggetti titolati a presentare la domanda». La sua posizione è nota. Ha già definito l'idea un «analfabetismo costituzionale» perché il Quirinale non è una Corte di quarto grado, perché servirebbe comunque l'apertura di una pratica del ministero della Giustizia e perché, per la legge, prima della clemenza almeno un minimo di pena bisogna scontarla. Quello che invece si può fare, dirà ai plenipotenziari del Pdl, è dare corpo al suo invito a caldo, subito dopo la sentenza, a mettere mano all'universo della giustizia. Berlusconi, spiega, non deve considerarla una beffa, o un contentino, o un'apertura fuori tempo massimo. Semmai è una mano tesa a un centrodestra emotivamente scosso. Certo, lo scenario è ancora vago e impalpabile, la possibilità remota: però, chissà, una riforma di sistema potrebbe preludere a una possibile amnistia. Oppure, come propone Flavio Cirillo, Pdl, sottosegretario all'Ambiente, a un ripristino dell'immunità parlamentare. Va bene la separazione dei poteri, ma la politica deve poter difendere la sua autonomia. Una cosa è certa, le toghe vanno contenute: Napolitano è d'accordo, infatti subisce un duro attacco da parte dell'Anm.
Tutto ciò però è subordinato alla tenuta del quadro politico che si sta sfilacciando. Da Roma in serata arrivano venti di guerra. Silvio Berlusconi riunisce deputati e senatori, parla di voto anticipato, «dobbiamo trovare la strada migliore per arrivare alle elezioni e vincerle», ma anche di «interesse del Paese». Angelino Alfano è pronto a ritirare la delegazione del Pdl dal governo. Per non parlare della voglia matta del Pd di sganciarsi dall'alleanza con il Cavaliere. Per Guglielmo Epifani «dopo la sentenza si apre una fase nuova».
Dunque Letta è appeso a un filo. Napolitano, un paio di settimane fa, l'aveva quasi previsto quando invitava a «sgombrare il capo da sovrapposizioni improprie» tra il processo del Cav e il governo. «Bisogna proseguire con maggiore e non minore coesione, sapendo che esitazioni da un lato o forzature dall'altro, esibite polemicamente, possono far sfuggire al controllo delle stesse forze di maggioranza la situazione». Ecco, appunto, la situazione sta sfuggendo di mano, forse anche di là delle intenzioni.
Serve un altro miracolo. Re Giorgio ci proverà da stasera, quando tornerà a Roma per salvare le larghe intese.

Il presidente è convinto che a questo governo non ci siano alternative e che altre maggioranze, magari con i grillini per cambiare la legge elettorale, siano impraticabili. O Letta o Letta, perché le elezioni, sei mesi dopo il voto di febbraio, sono «un azzardo».

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