Milano - La notizia è trapelata soltanto ieri ma da lunedì sera Mario Scaramella, discusso consulente della commissione Mitrokhin coinvolto in oscure vicende legate anche alla morte dell’ex 007 sovietico Alexander Litvinenko, è fuori dal carcere. Non perché i giudici abbiano ritenuto eccessivi tre mesi e mezzo di custodia cautelare per l’accusa di calunnia aggravata, quanto perché uno scompenso cardiaco lo ha costretto a un ricovero urgente in un ospedale della capitale. Inizialmente condotto al S. Spirito, lo stesso che ieri ha ospitato l’immobiliarista Danilo Coppola, Scaramella è stato poi trasferito al Pertini per ulteriori accertamenti.
La vicenda, che già aveva suscitato vibranti polemiche nei mesi scorsi, durante i quali il docente era stato visitato in cella da alcuni parlamentari di Forza Italia che ne avevano denunciato lo stato di prostrazione, ha ovviamente riacceso gli animi. I difensori del consulente assicurano battaglia. «Mario Scaramella continua a stare in carcere ingiustamente» tuona l’avvocato Gianluca Bucciero, che pone l’accento sulle difficili condizioni del suo assistito: «La nuova ordinanza di custodia cautelare (quella per traffico di armi) lo ha buttato giù di morale e lunedì mattina, quando lo abbiamo incontrato a Regina Coeli per un colloquio, lo abbiamo trovato veramente provato. La sera poi abbiamo saputo dalla famiglia del suo ricovero in ospedale per problemi cardiaci». In merito all’iter giudiziario e alla strategia difensiva, il legale ricorda di essere ancora in attesa di conoscere le motivazioni del tribunale del riesame, prima di presentare ricorso in Cassazione. «Al momento - dice - stiamo studiando varie possibili soluzioni e non escludiamo che Scaramella chieda di sottoporsi a un interrogatorio».
Una cosa sembra certa: il polonio, l’arma letale che avrebbe leggermente contaminato l’ex consulente all’epoca del delitto londinese di Litvinenko, non c’entra nulla. Il protrarsi della detenzione a Regina Coeli avrebbe acuito un’aritmia cardiaca. Il senatore azzurro Lucio Malan, già componente della commissione Mitrokhin presieduta dal senatore Paolo Guzzanti, punta l’indice contro il «granitico silenzio del guardasigilli alla mia interrogazione sulla scandalosa carcerazione di Scaramella». Immediati chiarimenti al governo sono stati chiesti dal coordinatore di Forza Italia Sandro Bondi: «Quello che sta accadendo a Scaramella è inaudito e getta fosche ombre su una detenzione senza processo che dura ormai da 100 giorni. A questo punto - insiste - ci chiediamo che cosa esattamente si nasconda dietro questa "operazione Scaramella" che viene seguita con attenzione e costernazione dai media internazionali, ma non da quelli italiani». Secondo Bondi la vicenda assume contorni inquietanti anche in relazioni a recenti rivelazioni giornalistiche sull'omicidio Litvinenko. Ovvero quelle di Evgueni Limarev, la fonte russa di Scaramella che, con le sue e-mail, propiziò l'incontro fatale in un sushi bar di Londra. Secondo Limarev, entrato in contatto con Scaramella nel 2004, quest’ultimo fu eliminato per una serie di «circostanze aggravanti», nello stesso modo in cui sono stati uccisi, durante la presidenza di Putin, anche Anna Politkovskaya, Yuri Shekochikhine e altri "nemici della Russia". Il polonio sarebbe stato utilizzato per «dimostrare l'onnipotenza dei gruppi di siloviki che hanno elevato Putin alla presidenza e che hanno conquistato molto potere».
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