La Buvette

Sciacalli. La sinistra usa Giulia per fare politica

Da Lilli Gruber ad Elly Schlein fino alle associazioni transfemministe che sono scese in piazza per attaccare il governo: sono molti gli sciacalli che hanno "banchettato" sulla tragedia di Giulia questa settimana

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Cosa accade tra le stanze damascate dei palazzi della politica? Cosa si sussurrano i deputati tra un caffè e l'altro? A Roma non ci sono segreti, soprattutto a La Buvette. Un podcast settimanale per raccontare tutti i retroscena della politica. Gli accordi, i tradimenti e le giravolte dei leader fino ai più piccoli dei parlamentari pronti a tutto pur di non perdere il privilegio, la poltrona. Il potere. Ognuno gioca la propria partita, ma non tutti riescono a vincerla. A salvarsi saranno davvero in pochi, soprattutto dopo il taglio delle poltrone. Il gioco preferito? Fare fuori "l'altro". Il parlamento è il nuovo Squid Game.

Settimana dura da commentare, il dolore per la morte di Giulia Cecchettin ha coinvolto tutti. Figlia, sorella, amica di ognuno di noi. Un sorriso spezzato dalla follia di Filippo Turetta, l’ex fidanzato ingordo ed egoista che le ha tolto la vita. Senza togliersela. Un dolore penetrato anche nel Palazzo. Un dolore che ha impregnato le pareti ovattate del Parlamento che, purtroppo, è diventato un terreno di scontro.

Questa settimana metteremo in fila gli sciacalli, tutti quelli che hanno approfittato della scomparsa di Giulia per fare politica, altro che rumore. Tutti, a sinistra, ne hanno approfittato per puntare il dito contro il governo. In modo indegno.

Partiamo da lei, da Lilli Gruber. La conduttrice di Otto e mezzo non è riuscita proprio a trattenersi, e dal suo comodo studio televisivo ha accusato Giorgia Meloni di essere espressione di una cultura patriarcale. Sì, avete capito bene. Ha anche tirato in ballo l’appellativo “il Presidente” per essere più incisiva nell’attacco. È evidente che Lilli Gruber si sia confusa: come può Giorgia Meloni essere l’espressione tangibile del patriarcato, lei che è cresciuta insieme alla nonna e alla mamma, lei che non ha mai avuto un rapporto con il padre. Assurdo. C’è di più, tranquilli.

*ASCOLTA IL PODCAST E LA VOCE DEGLI SCIACALLI*

Elly Schlein, per esempio, ha approfittato del caso di cronaca per fare politica. Prima di tendere una mano al governo per approvare insieme una legge per l’inasprimento del codice rosso (passato al Senato mercoledì) ha attaccato aspramente etichettando l’omicidio come “frutto della cultura tossica del patriarcato”. Alludendo a delle responsabilità governative. A ridaglie, direbbero a Roma. Omettiamo tutte le altre dichiarazioni fatte a sinistra perché non basterebbero dieci pagine virtuali.

Sapete, invece, chi ha alzato di più il tiro e ha utilizzato senza alcuna vergogna il corpo martoriato della povera Giulia? Beh, i centri sociali di Padova e poi tutti quelli sparsi nel Paese. L’associazione Non una di meno ha fatto da capofila. In nome del femminismo e del transfemminismo e anche degli Lgbtq++++ hanno urlato per le vie della città slogan vuoti e senza alcun senso. Slogan politici.

A Padova, il “fiume umano” era fatto (perlopiù) da sciacalli senza alcun ritegno, senza alcuna vergogna. Hanno approfittato dell’onda emotiva della gente per mandare messaggi anche in contrasto fra di loro. Rifiutano il genere maschile e femminile in favore del neutro (tanto che ad ogni intervento salutavano con questa frase: “buonasera a tuttu”) e poi difendono il genere femminile. Non solo, hanno urlato in favore della Palestina libera e contro il nostro governo “fascista” dopo, però, aver mandato a quel paese Giorgia Meloni. Assurdo, no? Cosa c’entra la Palestina e il governo in tutta questa storia? Nulla! Eppure, loro, sono riusciti ad urlarlo per più di due ore lungo 7 chilometri. Da Stato terrorista a Polizia assassina le donne dei centri sociali non se ne sono fatte mancare una. Ogni pretesto è buono per fare politica e scendere in piazza ad urlare il proprio dissenso.

Prima lo facevano per Alfredo Cospito, poi per la Palestina ora per Giulia.

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