Cronache

Lo sciacallo e l'angelo anime delle due Italie

Sul luogo dove morì Eleonora Cantamessa, un carabiniere approfittò della confusione per rubare un bancomat. E giocare alle slot-machine

Lo sciacallo e l'angelo anime delle due Italie

Abbiamo un altro milite ignoto. Copertissimo dalla privacy, che tutela tutti, anche gli sporchi e cattivi, conosciamo soltanto le sue iniziali: D.T. È nota pure l'età: 35 anni. Quanto al curriculum, da una decina d'anni è in forza tra i carabinieri di Seriate, sobborgo di Bergamo. Di certo, è attualmente il carabiniere più famoso d'Italia: difficile immaginare qualcuno capace di gesta più eclatanti. Come servitore dello Stato, fedele nei secoli, questo milite ignoto ha trovato il coraggio - perché serve un enorme coraggio - di muoversi come un topo di fogna nella terrificante serata di Chiuduno, quella costata la vita alla ginecologa Eleonora, l'angelo dal camice bianco che aiutava gli immigrati. Con due morti ancora a terra, con i feriti sparsi tra le carcasse delle auto distrutte, il carabiniere ha sfoderato forza e freddezza per rubare la borsa dalla macchina di una ragazza rumena, a sua volta in attesa di soccorso con un femore fratturato.
Inutile addentrarci troppo nei dettagli dello storico evento. Basta l'essenziale. Lo sciacallo carabiniere, o meglio il carabiniere sciacallo (in certi casi il ruolo rafforza enormemente lo squallore del gesto), questo difensore della legge si fa pescare andando a giocare con il bancomat della depredata nelle stramaledette sale slot, questi gironi danteschi che stanno rovinando tanti italiani nell'indefferenza di uno Stato avido e schizofrenico, capace di fare prediche morali e campagne sociali contro il gioco mentre moltiplica le occasioni di gioco.
E comunque: vale la pena sottolineare tre volte che c'è anche un elemento di consolazione. A braccare l'avvoltoio sono pur sempre i carabinieri, quelli veri, quelli seri, che seguendo le tracce del bancomat e rivedendosi i video delle sale gioco planano velocemente sulla soluzione del caso. Sì, è sempre rassicurante verificare che le forze dell'ordine hanno comunque le energie e le capacità per eliminare le proprie mele marce. Questo però non impedisce che inevitabilmente sia scandalo. E non tanto perché ci si debba sorprendere come Candido su questo male che affiora ovunque, persino tra i servitori della legge: a rendere l'episodio e il personaggio così odiosi sono il momento, il luogo, la circostanza. Quella sera, lungo lo stradone di Chiuduno, il mondo è sembrato impazzire, tra violenze inaudite e folli crudeltà. Eppure, in questo angolo di mondo totalmente fuori controllo, qualcuno ha ritrovato subito la bussola per fare la cosa giusta: certo la grande dottoressa Eleonora, ma anche molte persone comuni. L'idea che l'Italia potesse esprimere il meglio di sè perfino nel caos assoluto aveva fatto bene a tutti. In qualche modo, Eleonora era riuscita a farci sentire meno indifferenti e meno abbruttiti, dopo tutto un po' migliori. Ma evidentemente lungo quella strada non c'era solo l'Italia bella di Eleonora. Purtroppo c'era il bestiario nazionale al gran completo. C'era anche lui, il carabiniere sciacallo, il milite ignoto, il milite ignobile.
Affresco completo, tutto in una sera, tutto in pochi metri di strada. L'Italia buona e l'Italia cattiva, l'Italia generosa e l'Italia cinica, l'Italia positiva e l'Italia farabutta. Come sempre, come ovunque. Se era ingenuo e puerile fare del gesto di una dottoressa anonima lo spot di un Paese dal cuore grande, sarebbe però altrettanto ingiusto e stupido tirare sulla vergogna del carabiniere infame una conclusione drastica e definitiva, che ci condanni all'ergastolo della solita Italia, incapace di cambiare, rassegnata alla sua deriva morale, egoista e truffaldina, cupa e bieca.

Intendiamoci bene: sulla bilancia della civiltà, Eleonora pesa infinitamente più di uno scarafaggio in divisa.

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