Roma - È di nuovo emergenza. Di nuovo un naufragio e decine di morti nel Mediterraneo. «È la nuova drammatica conferma della situazione di emergenza», commenta Enrico Letta. Il dibattito sull'abolizione del reato di immigrazione clandestina si arresta e poi si riaccende di nuovo. «Bisogna adottare provvedimenti urgenti per aprire corridoi umanitari, non c'è più tempo da perdere», lancia l'appello il presidente della Croce Rossa, Francesco Rocca. Ma nei palazzi della politica si torna a litigare su legge Bossi-Fini e dintorni: «La tragedia di Lampedusa dimostra quanto sbagliati siano stati gli accordi fatti con Gheddafi», polemizza il segretario Cgil Susanna Camusso. Il sindaco di Palermo Leoluca Orlando parla di «regolamenti europei che sono i veri assassini di Stato, a partire dalla legge Bossi-Fini». «Si sono ribaltate le nostre priorità», spiega invece il ministro dell'Integrazione Cécile Kyenge al Festival dell'Ottobre africano nel Parmense, dove ha chiesto un minuto di silenzio nel dibattito: «I morti sono qui con noi».
«Non è la legge Bossi-Fini che causa le morti - avverte il vicepresidente del Senato Maurizio Gasparri - Sono anche frutto della demagogia di chi fa facili annunci, frutto delle guerre sbagliate in Libia, di chi vuole smantellare norme per favorire i mercanti di morte». È ormai proprio «un massacro di vite umane. Bisogna fermare alla partenza i trafficanti di morte», accusa il capogruppo Pdl al senato Renato Schifani. Proprio ieri a Strasburgo è stato approvato dal consiglio europeo Eurosur, il nuovo sistema di sorveglianza delle frontiere coordinato da Frontex. Le zone di confine, come Lampedusa, saranno ora non più nazionali ma comunitarie. A questo punto anche i paesi del Nord «devono collaborare», chiede la delegazione del Ppe con Marco Scurria (Fdi) relatore per i popolari europei di Eurosur.
Il servizio di pattugliamento così come è ora «non è più soddisfacente», ha ribadito da Roma il presidente del parlamento europeo Martin Schulz (ieri in udienza da Papa Francesco). Ma in Italia si litiga: tra partiti e anche all'interno della stessa formazione, come capita in queste ore al Movimento Cinque Stelle. Tutto il gruppo del Senato punta i piedi contro Beppe Grillo. I firmatari dell'emendamento per eliminare il reato di immigrazione clandestina per ora non cedono. E così Grillo è costretto a venire a Roma per un faccia a faccia con tutti i parlamentari, in compagnia di Gianroberto Casaleggio. È forse la prima volta che Grillo non riesce a controllare un'intera truppa, non alcuni singoli ribelli. In più i senatori sono sulla stessa posizione del Pd, che ieri li ha applauditi, e dell'odiata Repubblica, che sta lanciando con grande impegno la raccolta di firme per l'abolizione del reato di clandestinità. Guglielmo Epifani incoraggia i grillini ammutinati: «Spero che i Cinque stelle confermino la scelta giusta di ieri altrimenti siamo a una commedia dell'assurdo».
A questo punto il comico si trova molto vicino alla linea leghista, ribadita con forza da Roberto Maroni. Il segretario del Carroccio ha annunciato per oggi a Torino una manifestazione «sull'immigrazione, perché siamo i difensori del principio di legalità: prima viene la sicurezza dei cittadini, che significa anzitutto un forte no a ogni ipotesi di amnistia e indulto». Bossi quasi ci scherza su, parlando delle affinità con Grillo. È una battaglia tra Lega e M5S sul rigore con i clandestini? «Vedremo...».
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