Milano - Il professor Vincenzo Romanello è un ingegnere nucleare che da anni fa ricerca sul tema del trattamento delle scorie nucleare.
Professor Romanello, questo delle scorie è o non è un problema reale?
«Sostanzialmente il problema delle scorie è già stato risolto».
E allora perché tanta gente continua a fare allarmismo su questo tema?
«In parte per ignoranza, in parte per opportunismo politico».
Come stanno realmente le cose?
«Le faccio un esempio per farle capire. Per smaltire le scorie che l’Italia potrebbe produrre nei prossimi 100 anni, è sufficiente un’area ampia appena quanto un campo di calcio».
Il costo?
«Otto miliardi di euro».
Il bunker sarebbe ovviamente sotterraneo e in totale sicurezza?
«Sì perché le scorie finiscono in un deposito a 500 metri sottoterra. Le scorie, una volta vetrificate, sono inserite prima in un contenitore di acciaio e poi in un altro di rame. Il tutto è poi ulteriormente isolato nella bentonite. Così sistemate le scorie sono rese in condizione di non nuocere per un milione di anni. Trascorsi i quali, qualsiasi residuo radioattivo sarà ormai sparito».
Di cosa è fatta, esattamente, una scoria nucleare?
«Per il 95% di uranio. Il rimanente 5% è composto dell’1% di plutonio e del 4% di prodotti di fissione».
Il vero veleno è rappresentato dal plutonio, vero?
«È così.
Ci affrancheremo mai dalla dipendenza del greggio?
«Tutto dipenderà dalla forza con cui la ricerca nucleare riuscirà ad imporre un’inversione di politica energetica».
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