Se a scuola si studiasse e basta non ci sarebbero le iniziative del tipo «Docenti per Gaza». Ci sarebbero i «Professori per Galileo Galilei» o i «Docenti per Dante». Invece, a scuola la politica è di casa. È tutto un entrare e uscire di esperti, autori, consulenti che parlano del mondo, della guerra e della pace con la pretesa di conoscere i segreti della storia contemporanea e rivelarli agli studenti che sono chiamati a schierarsi con il Bene contro il Male. Con la scusa dell'educazione civica si fa opera di indottrinamento. Perché gli insegnanti (non tutti, è chiaro) davvero credono che il loro compito sia quello di diffondere opinioni politiche e divulgare il socialismo dalla cattedra. È vero: a scuola c'è bisogno di educazione civica. Ma non per gli studenti. Per i docenti e per i presidi.
La cosa più difficile è diventata riportare la scuola a scuola. Studiare la grammatica, far di conto, leggere, approfondire e accompagnare l'adolescenza verso la consapevolezza della coscienza libera e responsabile è o un'eccezione o una follia. Più spesso entrambe le cose. Non è un caso. Se si prova a dare uno sguardo agli ultimi cinquant'anni di storia della scuola si vedrà che la scuola media e le superiori non sono state toccate da alcuna riforma ma solo da sperimentazioni sfociate nella dissoluzione dell'istruzione. Con la fine di quella particolare istituzione che erano gli otto anni del ginnasio-liceo e con la inaugurazione della scuola di massa si è del tutto smarrito nel tempo da un lato il ruolo del professore e dall'altro la funzione educativa. Così a scuola non essendoci più la scuola è entrato di tutto: la politica, il sindacato, la società, le sperimentazioni, i corsi, i progetti fino a giungere all'Albanese. Perché la scuola non essendo più sé stessa è diventata la scuola dei partiti della sinistra e della Cgil. Sono rimasti solo i nomi: liceo classico, liceo scientifico, istituto superiore. Ma ai nomi non corrispondono più gli studi. La fine della scuola di Gentile e la nascita della scuola di massa sono la fine dell'idea che la scuola debba aiutare la creazione di una classe dirigente per governare lo Stato e la società secondo principi liberali. Questa idea non esiste più da nessuna parte, nemmeno al ministero. Attraverso la storia della scuola si può vedere la storia d'Italia: la costruzione con la riforma Casati, la sistemazione con la riforma Gentile, la dissoluzione con la scuola di massa. Molto spesso si sente dire che la scuola italiana è diventata un'azienda. Ma è una sciocchezza. Perché la scuola in Italia è interamente identificata con lo Stato e il sindacato.
Il risultato è la completa perdita dell'esperienza della scuola classica come preparazione di una classe dirigente a sostegno della libera vita civile. Un dramma enorme a cui non è possibile mettere riparo perché oltre mezzo secolo di demagogia non si riforma. Si sconta.