Ieri è cominciata la parte più delicata dell'operazione «SOS Gren Hill». I primi Beagle, allevati nella famigerata struttura di Montichiari (Brescia) per essere avviati alla vivisezione, hanno varcato, timidi e con le orecchie basse, il fatidico cancello, per essere accolti da chi ne aveva fatto richiesta d'adozione. Nei prossimi giorni altre centinaia di cani usciranno dai capannoni per questo affido temporaneo. Resta qualche timore per la decisione del giudice circa il ricorso della Marshall (proprietaria di Green Hill). In caso di vittoria, la ditta potrebbe chiedere la restituzione dei cani al legittimo proprietario e quel cancello potrebbe riaprirsi. Dall'altra parte però. Calma quindi con gli eccessi di entusiasmo e soprattutto calma con la smania di protagonismo che sta tarantolando un po' troppe persone e un po' troppe sigle (specialmente mi parrebbe a sinistra), smaniose di salire sul podio. Le Olimpiadi si svolgono a Londra, non a Brescia. La vicenda di Green Hill ha portato fama al Beagle, questa razza di cani da caccia che la sfortuna ha voluto scelta dalla «scienza» come cavia per i più disparati e folli esperimenti. Motivi? Cane molto robusto, media di vita lunga, vasi sanguigni di grande calibro, taglia medio-piccola e buon temperamento.
Razza antica, forse greca, ma la sua vera patria è l'Inghilterra dove viene incrociato con altri segugi per ottenere un cane piccolo, ma resistente, adatto a cacciare la lepre, questo segugio ben proporzionato, armonico e veloce incontra il favore dei cacciatori. Il suo olfatto è talmente raffinato che viene oggi utilizzato negli aeroporti americani per scoprire bulbi e piante, per i quali vige il divieto di import export. La sua altezza (alla spalla) è di circa 40 cm., mentre arriva a 50 il Beagle Harrier, una variante più veloce selezionata dai francesi per la caccia a cavallo.
La miglior definizione che ho mai letto, sul temperamento del Beagle, è quella di un ignoto addestratore inglese che scrive in un trattato di molti anni fa: «È un cane che vive seguendo la propria agenda di appuntamenti». Visto che con un Beagle ci ho vissuto a stretto contatto per un bel po' di tempo sono assolutamente d'accordo.. Voi pianificate di portarlo a fare due passi e lui folleggia per il giardino cavando con un colpo di naso i fiori che avete appena interrato. Crollate sul divano in una giornata afosa alle due del pomeriggio e lui saltella e zompa attorno con il guinzaglio in bocca perché vuole andare a fare due passi. Se volete un cane facile da educare, che risponda sempre ai vostri comandi, che se ne stia a cuccia quando volete voi, questo non è il Beagle, che richiede una famiglia dinamica e dotata di molta pazienza, perchè quando «lui» si mette in testa una cosa, può diventare molto difficile fargli cambiare idea. È un cane che mette allegria solo a vederlo e la esprime in modo palese trasformando tutto ciò che esiste nel più meraviglioso dei giochi. Cane di grande compagnia, odia la solitudine e sarà bene insegnargli, fin da cucciolo, a restare qualche tempo da solo, altrimenti ogni volta che «fiuterà» l'ipotesi che voi stiate pensando di andarvene a fare un giretto da soli, saranno problemi e soprattutto lunghi lamenti. E la voce di un Beagle non è quella di Domingo.
Tra i Beagle più famosi della storia troviamo Snoopy, la celeberrima creatura del compianto Schulz, poi Porthos, il cane di Star Treck e, nella realtà, Lidah, l'amata Beagle di James Herriot e Him, Her ed Edgar, i tre cani di Lindon Johnson, il quale , durante una conferenza nel 1965, afferrò Edgar per le orecchie e si mise in posa con lui per una fotografia. Fu accusato a lungo di maltrattamento ma, essendo il presidente degli Stati Uniti, non ebbe a patire alcun danno se non morale.
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