Politica

Se la vita di un italiano vale 29 volte meno di quella di un tedesco

La polizia tedesca mette una taglia da 10 mila euro sul killer dell'ingegnere Domenico Lorusso e una taglia da 300mila euro sull'assassino di una poliziotta bavarese. È giusto?

È giusto che la vita di un ingegnere italiano valga 29 volte di meno della vita di una poliziotta tedesca? Davanti alla morte dovremmo essere tutti uguali. Dovremmo. Ma non è così. C'è in tedesco una parola per tradurre la poesia di Totò 'A livella? Probabilmente no. Sta di fatto che in Germania la polizia ha messo una taglia di 10mila euro sul killer che ha ammazzato Domenico Lorusso, 31 anni, ingegnere di Potenza, emigrato a Monaco di Baviera, e una taglia da 300mila euro (29 volte di più, appunto) sul killer della poliziotta Michèle Kiesewetter, 22 anni, tedesca doc. Lungi da noi l'idea di imbastire una polemica di basso profilo sulla «disparità di taglia». Ma la sensazione di amarezza c'è ed è difficile da scacciare. Se la povera Kiesewetter è morta infatti nell'adempimento del dovere, il povero Lorusso è morto per una «colpa» ancora più assurda: aver chiesto a un tizio, che poco prima aveva sputato addosso alla sua fidanzata, il motivo di quel gesto. La risposta? Una coltellata mortale al petto. Domenico è morto così quella malòedetta la sera del 28 maggio. Erano le 22. Teatro del delitto, un parco in pieno centro. Da allora la polizia tedesca indaga, ma - finora - non è riuscita a cavare un ragno dal buco. Nessuno sembra aver visto e sentito nulla, eccezion fatta per la fidanzata di Domenico che ha assistito a pochi metri di distanza all'uccisione del suo ragazzo. La polizia ha in mano poco o nulla e così ha deciso di mettere una taglia sull'assassino: 10mila euro. Una procedura abbastanza abituale, se non fosse per l'esiguità economica della somma, soprattutto rispetto alla cifra ben più cospicua (300mila euro) che pende sul capo di un altro killer, reo però di aver ucciso non un italiano ma una cittadina tedesca. Come mai tanta differenza? Domenico non lo merita, anche perché questo giovane incarna plasticamente la demolizione di qualsiasi luogo comune sui meridionali di «nuova generazione». Lui, Lorusso, la cartolina stereotipata del «mammone», «piagnone», «indolente», «disoccupato cronico» (ma che «non vuole abbandonare il paesello»), l'aveva strappata da tempo, gettando idealmente i pezzetti di carta in faccia a tutti i soloni del Nord (e del Sud) che parlano del Mezzogiorno come se le lancette dell'orologio fossero perennemente bloccate sulle ore 12. Domenico era un vincente, anzi doppiamente vincente. Aveva capito che dalle sue parti non c'era futuro. E così, come tanti altri, aveva fatto le valigie: prima la laurea Roma, poi gli stage in Inghilterra e negli Usa. Infine l'approdo a Monaco. Un cervello in fuga che i tedeschi (sempre attenti a valorizzate i talenti, propri e altrui) avevano subito accalappiato. Domenico lavorava infatti in un'importante società aeroportuale bavarese. Ma quella stessa Germania che lo aveva accolto a braccia aperte, due notti fa lo ha accoltellato a tradimento. Il giorno prima di essere ammazzato, Lorusso aveva fatto ilò biglietto aereo per rientrae nella sua città natale. Voleva fare un'improvvisata a parenti e amici. La follia di un criminale ha fatto un'improvvisata a lui. E non poteva essere più tragica.
Del killer di Lorusso si conosce il DNA, estrapolato dalla saliva rimasta sugli abiti della fidanzata di Domenico. E' stato infatti uno sputo a dare origine al dramma. Il film della sciagura lascia senza fiato: la ragazza di Lorusso viene oltraggiata, senza motivo, da uno sconosciuto che le sputa addosso mentre la coppia italiana sta pedalando lungo una pista ciclabile. Domenico chiede spiegazione di quel gesto e viene accoltellato a morte dal criminale che poi si allontana tranquillamente. Ma il DNA non è servito, per ora, a incastrare il colpevole: l'uomo che ha ucciso Domenico non ha infatti precedenti penali e non è mai stato schedato dalle autorità. Rintracciarlo non sarà semplice. Nessuno ha visto nulla, la vittima e la sua fidanzata non conoscevano l'aggressore e i filmati delle telecamere di sicurezza installate nell'area non hanno fornito particolari utili alle indagini. Si è trattato di un'aggressione casuale e ora le autorità sperano che chi sa qualcosa si faccia avanti.
Veniamo ora all'assassinio della poliziotta tedesca. Un killer inafferrabile e per questo ribattezzato il «Fantasma di Heilbronn» (dalla località dove nel 2009 venne commesso il delitto). Un assassino sulla cui testa - si legge nel sito poliziotti.it - pende una taglia di 300 mila euro». Delitti analoghi, ma entità delle taglie molto diverse. Che c'entri qualcosa la nazionalità delle vittime? No, non vogliamo crederlo.

Non possiamo crederlo.

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