La Sea, le sentenze e l'operaio licenziatoLa fine della storia

Ieri nell'articolo pubblicato a pagina 5 «Lo scandalo alla Sea: l'indagato torna al lavoro» abbiamo raccontato la vicenda, lo svolgimento, ma non la sua conclusione. È vero, infatti, che, come abbiamo scritto, F.D.A., il dipendente di Sea handling accusato, nell'agosto 2002, insieme a una trentina di altri suoi colleghi, di aver aperto le valigie dei passeggeri in transito a Malpensa per rubare il contenuto venne rinviato a giudizio e licenziato dalla società nell'agosto 2003. Ed è altrettanto vero che l'uomo impugnò il provvedimento, il giudice del lavoro gli diede ragione e nell'aprile 2008 venne reintegrato al lavoro, anche se solo formalmente. Sea, infatti, non ha mai dato corso all'effettiva ripresa del servizio. E l'Enac (l'Ente nazionale per l'aviazione civile) non rilasciò all'operaio alcun tesserino a fronte della sua grave posizione processuale: l'uomo - come scriviamo - non venne mai retribuito e, di fatto, non lavorò più.

È doveroso precisare, però, che la società fece ricorso contro la sentenza di primo grado e vinse: la Corte, nel maggio 2010, riformulò integralmente la sentenza giudicando legittimo il licenziamento intimato da Sea all'operaio nel 2003. Secondo la Corte esistevano elementi tali da determinare la irrimediabile lesione del vincolo fiduciario, nonché, sotto il profilo oggettivo, il ritiro di accesso agli spazi doganali.

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