RomaNon si è potuto difendere come avrebbe voluto. Per il segreto di Stato, che mai e poi mai avrebbe violato, anche a costo di farsi condannare. Ma per l'ex direttore del servizio segreto militare Nicolò Pollari il proscioglimento è arrivato lo stesso.
È stato il gup di Perugia Carlo Maria Giangamboni a decidere che Pollari non meritava di essere processato per la vicenda dell'archivio riservato, contenente dossier su magistrati, politici e giornalisti, scoperto nel 2006 dalla Procura di Milano nell'ambito dell'inchiesta sul rapimento di Abu Omar. Medesima decisione per l'ex funzionario del Sismi Pio Pompa, che però è stato rinviato a giudizio per la sola accusa di possesso ingiustificato di mezzi di spionaggio. Pollari e Pompa sono stati prosciolti dalle accuse di peculato (anche per la vicenda di Renato Farina che i due avrebbero pagato per avere informazioni sulle indagini del sequestro dell'ex imam) e di violazione di corrispondenza. Per la prima accusa il non luogo a procedere è stato disposto «per l'esistenza del segreto di Stato». La Procura di Perugia, competente per la presenza di toghe tra le parti offese, avrebbe voluto vedere l'ex capo del Sismi e lo 007 seduti sul banco degli imputati per aver utilizzato le risorse del servizio segreto a fini considerati non istituzionali, ossia per realizzare dossier su magistrati, politici e giornalisti. C'era davvero un po' di tutto in quell'ufficio di via Nazionale, a Roma. File pieni di documenti, articoli e informative su tantissimi personaggi, inchieste contro i vertici della polizia, schedature personali di diversi magistrati, veline, fascicoli riservati. Molte accuse erano già cadute nel 2010, tra le altre quelle di violazione della privacy. «Un'archiviazione da parte del giudice e senza il segreto di Stato - puntualizza Pollari - passata sotto silenzio perché forse non gradita». Già, il segreto di Stato. Avrebbe preferito non fosse servito per evitargli il processo, avrebbe voluto dimostrare compiutamente la sua estraneità alle accuse. «Non ha potuto riferire circostanze che avrebbero reso evidente l'infondatezza delle accuse - spiegano i suoi avvocati, Titta e Nicola Madia - perché vi erano fatti coperti dal segreto di Stato confermato sia dal governo Berlusconi che da quello Monti. E il generale Pollari avrebbe preferito rischiare una condanna piuttosto che rivelare circostanze e documenti in grado di dismostrare per tabulas l'infondatezza degli addebiti ma coperti dal segreto». Il proscioglimento è comunque un gran sollievo per l'ex direttore del Sismi: «Sono una persona che da oltre 50 anni ha operato per l'amministrazione e chi io sia credo di non doverlo dimostrare a nessuno perché non si può bluffare per 50 anni».
Sempre ieri la Corte d'appello di Milano ha condannato a 7 anni l'ex capo della Cia in Italia, Jeff Castelli, a conclusione dell'appello stralcio per il sequestro di Abu Omar. Con lui altri due agenti statunitensi, Betnie Madero e Ralph Russomando, che dovranno scontare 6 anni.
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