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Ue, braccio di ferro Renzi-Merkel sul rigore

Braccio di ferro tra Renzi e i popolari tedeschi. Weber: "L'Italia rispetti le regole". Ma il premier: "Io discuto con la Merkel"

Ue, braccio di ferro Renzi-Merkel sul rigore

Neanche a Strasburgo nel discorso di apertura del semestre italiano di presidenza Ue Matteo Renzi rinuncia al suo linguaggio informale e ai tanto cari giovanilismi. Davanti agli europarlamentari in giacca e cravatta, il premier italiano ha snocciolato il vocabolario a cui ormai siamo abituati. Così tra "selfie", Google Maps e "in bocca al lupo", la presidenza italiana si apre in modo sicuramente originale.

Parla "a braccio", Renzi, che ha preferito consegnare il discorso ufficiale con gli obiettivi e affidarsi solo a dei foglietti pieni di appunti. Apre e chiude il suo discorsco con un "in bocca al lupo" al presidente Schulz e a tutti gli eurodeputati. "Avete la grande responsabilità di riportare fiducia e speranza nella Ue", li esorta, "Con estrema preoccupazione devo dire che se l’Europa oggi si facesse un selfie, emergerebbe il volto della stanchezza, in alcuni casi della rassegnazione. L’Europa oggi mostrerebbe il volto della noia".

Per questo, secondo il presidente del Consigno è necessario domandarsi "cos’è oggi il dibattito sulla politica europea dopo la crisi che tutti abbiamo vissuto e la crisi politica che stiamo vivendo". Fondamentale è inoltre "ritrovare l’anima dell’Europa" perché l'Unione europea non sia solo "un'espressione geografica" o "un puntino su Google Maps".

E anche oggi la parola chiave del discorso è crescita, quella crescita che l'Ue deve perseguire sopra ogni cosa: "Rispettiamo i patti, ma serve un patto di stabilità e di crescita", ha detto Renzi, "La questione economiche che stiamo vivendo e la discussione dell’ultimo Consiglio non è la richiesta di alcuni Paesi rispetto ad altri di cambiare le regole. Noi non chiediamo di cambiare le regole, le rispettiamo ma serve anche la crescita. L’Italia sa che prima di tutto dobbiamo chiedere a noi stessi la forza di cambiare per essere credibili. L’Italia non viene in Europa per chiedere ma per dare. L’Italia crede nelle istituzioni europee e ha voglia di cambiare".

Ma sul rigore è scontro con il Ppe, che critica la richiesta dell'Italia di maggiore flessibilità. Oggi il nuovo capogruppo dei popolari europei, il tedesco Manfred Weber (Cdu), ha aggiunto: "I debiti non creano futuro, lo distruggono. Dobbiamo continuare sulla linea del rigore". Una politica che non piace a Matteo Renzi, che ha provato a replicare: "Se il capogruppo del Ppe parlava per la Germania, vorrei ricordare che proprio in questa sala fu concesso al suo Paese non la flessibilità ma di violare i limiti, cosa che ha consentito alla Germania di crescere". Poi tuona: "Saremo felici di fare del nostro semestre un’occasione di discussione ma chi brandisce l’arma del pregiudizio sull’Italia sbaglia, è un atteggiamento da respingere al mittente. Non accettiamo lezioni di morale da nessuno". Una frizione che potrebbe arrivare a minare l'accordo sulla nomina di Jean-Claude Juncker alla guida della Commissione Ue. Accordo che, ai microfoni di Porta a Porta, Renzi ha voluto comunque difendere: "Questi importanti dirigenti di alcuni paesi, in Italia vengono considerati la Bibbia ma io faccio riferimento al rapporto con la Merkel, un rapporto buono in cui ci parliamo in modo chiaro, franco e nobile, come si dice".

Critiche al premier arrivano anche da Nigel Farage: "A Renzi do 7, ha molta passione ma non credo che collaboreremo, non c’è stata sostanza nel suo discorso".

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