Il Senato trova l'intesa sulla diffamazione: nuova legge più vicina

La bozza Berselli ottiene ampio consenso in commissione Martedì in aula, ma alla Camera sarà corsa contro il tempo

Il Senato trova l'intesa sulla diffamazione: nuova legge più vicina

Roma La cautela è d'obbligo, ma nel giro di 24 ore l'aria in Senato sembra cambiata sul ddl diffamazione. L'intesa raggiunta mercoledì sera nella maggioranza, dopo il nuovo rinvio dall'aula in Commissione Giustizia che sembrava preludere all'affossamento, tiene alla prova del voto e il testo ottiene il sì. Significativo è quanto le adesioni siano estese: votano a favore Pdl, Pd, Udc e anche Idv. Rimangono contrari solo Lega e Api. Il fatto è che dal nuovo testo scritto dal relatore Filippo Berselli sono stati eliminati i punti più controversi, dall'interdizione dalla professione del giornalista condannato, alle regole sui blog e sulla «censura» per i libri. Il ddl è stato ridotto all'osso: elimina il carcere in caso di diffamazione a mezzo stampa, fissa tra 5mila e 50mila euro la sanzione pecuniaria e disciplina l'obbligo di rettifica.
Così, la bomba viene disinnescata e, finalmente, da Palazzo Madama arriva un segnale positivo che fa sperare nel sì definitivo dell'aula martedì o, al massimo, mercoledì prossimi.

I tempi poi saranno strettissimi alla Camera, se si vuole varare la legge prima che il «caso Sallusti» che l'ha ispirata giunga alle sue estreme conseguenze e il direttore de il Giornale entri in carcere, per scontare la sua condanna a 14 mesi. Ma se l'approvazione in Senato sarà davvero molto larga l'intesa potrebbe reggere anche a Montecitorio. E, dal giorno dopo, si potrà lavorare per arrivare ad un rapido sì definitivo.
Il piccolo miracolo stavolta l'ha fatto Berselli, presidente Pdl della Commissione rimasto unico relatore dopo le dimissioni di Silvia Della Monica che lo affiancava per il Pd. Sull'accordo mercoledì nessuno avrebbe scommesso, dopo le liti in aula che avevano portato al nuovo passaggio in Commissione, ma lui è riuscito a lavorare di fino, smussando gli angoli e recependo tutte le correzioni necessarie per coagulare i consensi dei maggiori partiti. Per questo, ha parlato con la capogruppo Pd, Anna Finocchiaro, che ha garantito l'appoggio del suo partito; si è assicurato quello dell'Udc ed è riuscito a far cambiare posizione all'Idv, che era fortemente critica ma alla fine ha espresso soddisfazione per bocca di Luigi Li Gotti.

Su richiesta di Berselli sono stati ritirati i 10 emendamenti presentati (5 Idv, 3 Api, 2 del democratico Vita), che saranno probabilmente riproposti in aula. Resta un nodo che preoccupa i mass media e cioè la rettifica senza limiti di spazio e «senza commento»: se verrà fatta immediatamente diventerà un'attenuante «fino a due terzi nel caso in cui ci sia un giudizio penale e sarà uno dei criteri per la determinazione del risarcimento del danno».
Berselli è ottimista, ai limiti dell'euforico: «È andata bene. L'accordo politico ha tenuto e se ha tenuto oggi al cento per cento terrà anche in aula».


Il democratico Vincenzo Vita, che ormai gioca per conto suo, insiste per ridurre il massimo delle multe da 50 a 20mila euro, ma il più critico rimane Franco Bruno dell'Api, che parla di «vere e proprie forzature» nel testo. Il partito di Francesco Rutelli insiste per reintrodurre la pena accessoria dell'interdizione da 1 mese a 1 anno per il condannato per diffamazione recidivo.

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